Il grande silenzio è stato girato, non senza difficoltà, da Philip Gröning. Il regista tedesco nel 1989 fece richiesta all’ordine dei monaci Certosini di realizzare un documentario sulla vita quotidiana nel monastero della Grande Chartreuse, nelle Alpi della Savoia francese. Dopo non pochi anni di riflessione, nel 2005 è arrivata dall’ordine la risposta positiva. L’ordine dei Certosini accettò, ponendo una condizione: che anche il regista entrasse in clausura (per cinque mesi) nel convento, per vivere assieme ai monaci durante le riprese, osservando anch’egli la regola del silenzio. Regola rigidissima, che viene interrotta solo per pregare, per cantare e in altri momenti conviviali prefissati.
Il risultato è un film che, attraverso lo scorrere del tempo, i cambiamenti delle stagioni, il silenzio, la preghiera e il canto dei monaci, restituisce una realtà di completa bellezza e armonia, in una continua lode al Creatore. Lungi dall’essere degli alieni, i monaci e i loro umanissimi volti restituiscono un immagine di vera e pura serenità, sia che attendano ai servizi più umili e necessari alla vita comunitaria (la distribuzione dei pasti, la coltivazione della terra, la confezione delle vesti), sia che immobili preghino nelle loro celle o in altri luoghi, sia che si confrontino (perché la regola prevede anche questo) camminando durante la passeggiata comune domenicale. Il film coglie alcuni momenti unici, come l’accettazione di due novizi da parte della comunità, ma anche gesti che si ripetono quotidianamente, come la struggente preghiera notturna.
Girato non in pellicola ma con videocamere digitali (necessarie per soddisfare le richieste dell’Ordine di non usare luci artificiali o altri accorgimenti cinematografici), Il grande silenzio è un documentario che nell’assenza di qualsiasi commento e nel rispetto dato dall’immagine, restituisce un’opera di incredibile poesia e profondo stupore, che commuove e riempie di gioia.
Beppe Musicco