Uscito dal carcere dopo 4 anni per una rapina finita male insieme all’inseparabile Nello, Rufetto vive con la moglie – triste e frustrata, e l’unica a lavorare in famiglia – e l’adorato figlioletto a casa dei suoceri, che non lo possono vedere. E intanto cerca lavoro (o finge di farlo), pensando però soprattutto a nuove “scorciatoie”: per ripartire, sempre con Nello, ci vuole una grande occasione. Ma ogni volta va male, per un motivo o per l’altro. Rufetto sogna davvero di svoltare e di comprare casa per portare la famiglia in una casa loro, ma le giornate si trascinano tra un aperitivo al bar e un piano destinato al fallimento; tanto che Nello inizia a teorizzare che ci sia di mezzo un destino nefasto. Il suocero non lo vuole più in casa ma deve anche tener buone moglie e figlia; e per questo, disperato, chiede aiuto a un boss, che potrebbe portare al grande salto tanto auspicato: Rufetto e Nello devono solo fare un piccolo “trasporto”, ben pagato…

L’esordio alla regia di Giorgio Tirabassi (che ne firma anche la sceneggiatura con Daniele Costantini e Mattia Torre) sembra un omaggio al cinema di una volta, sia per i personaggi che sembrano uscire da film alla “soliti ignoti” – più uomini ingenui e buffi che pericolosi criminali – sia per il tono della narrazione, divertito ma anche attraversato da ben più di una forte dose di malinconia e anche un po’ “rallentato”. Facile che così l’attore e regista (troppo poco utilizzato dal cinema, mentre è in tv che ha costruito le sue fortuna, tra le prime serie di Distretto di polizia e tv movie come la sua bella prova nella miniserie Paolo Borsellino) colpisca più critici e cinefili ben disposti che un ampio pubblico abituato ad altri ritmi. Tra i pregi, in primo piano un cast di alto livello: Ricky Memphis, vecchio amico e collega affiatato di Tirabassi non solo nel già citato Distretto di Polizia ma anche in alcuni film (tra cui una ventina d’anni fa L’ultimo Capodanno: divenne un “cult” la scena della coppia di ladri che mangia le olive ascolane con un collega anziano) che qui disegna un Nello ancora più fuori posto nella vita dell’amico Rufetto (le sue disavventure con le donne…), i due “suoceri” Gianfelice Imparato e Paola Tiziana Cruciani (davvero eccellenti, per misura e tempi comici), la “moglie” Roberta Mattei, il temibile boss Salvatore Striano, i camei di Marco Giallini (un po’ sprecato) e soprattutto di Pasquale “Lillo” Petrolo e di Valerio Mastandrea… Ma ci sono tante facce giuste e tanti attori ben scelti e ben diretti, che riescono a far empatizzare con i rispettivi personaggi.

Meno convincente è appunto la tenuta narrativa, il fatto che in molti momenti succeda poco o nulla, il finale sarcastico/miracolistico (alla Sergio Citti, è stato detto non a torto) che sembra non c’entrare molto con quanto visto prima  e che comunque non chiude bene dopo una seconda parte che gira un po’ a vuoto (in particolare dal viaggio al santuario in poi), proprio quando ci si aspetta che alla presentazione dei personaggi segua il decollare di una storia che rimane invece un po’ ferma. Il debutto di Tirabassi – che nel 2002 si era cimentato alla regia con il corto Non dire gatto per cui vinse il David di Donatello – rimane un film simpatico, ma il “grande salto” per farsi ricordare come film del tutto riuscito non gli riesce. Ed è un vero peccato.

Luigi De Giorgio