“Il giorno più bello” è l’azienda di organizzazione matrimoni che Aurelio ha ereditato dal padre. Ora, però, si è stufato e vuole venderla al dottor Musso; in questo modo potrà coronare il suo sogno di una vacanza in barca a vela con la sua amante Serena che, però, è la moglie del suo amico Giorgio. L’ultimo ostacolo da superare è l’organizzazione perfetta del matrimonio di Pier e Chiara, la figlia di Musso. Per questo si affida all’esperienza della sua fidata assistente un po’isterica Adele e spera nella verve canora di Billy…
Andrea Zalone esordisce alla regia di Il giorno più bello che è il remake italiano della commedia francese C’est la vie – Prendila come viene. Nel film si intrecciano diverse storie di amori, tradimenti e passioni che fanno da sfondo al triangolo formato da Aurelio (Paolo Kessisoglu), Giorgio (Luca Bizzarri) e Serena (Valeria Bilello). L’affiatamento tra Luca e Paolo, dato da anni di lavoro insieme, è l’aspetto più interessante del film; i confronti tra Aurelio e Giorgio sono sicuramente i momenti più riusciti ed è soprattutto Luca Bizzari ad emergere anche per il suo ruolo di padre di un figlio adolescente, svogliato e annoiato con cui cerca un dialogo. Il suo monologo sul “fallimento” è la scena più riuscita di questa opera prima. Il giorno più bello ha alcuni momenti convincenti ma altri decisamente meno, a causa di una sceneggiatura che non valorizza tutti i personaggi. A nostro avviso, quello di Adele (Violante Placido) è troppo sopra le righe e nevrotico, oltreché eccessivamente scurrile. Si scopre solo alla fine dei suoi problemi personali e della depressione che la attanaglia e questo è un peccato perché il suo personaggio avrebbe potuto essere più approfondito. Poco convincente anche Billy (Lodo Guenzi), cantante fallito da matrimoni, innamorato della ex Chiara ma anche segretamente di Adele, con cui condivide un percorso di malattia. Emerge invece la classe di Carlo Buccirosso nei panni del dottor Musso ed è originale e riuscito l’inserimento nel cast del ballerino Stefano Di Martino nei panni di Pier, lo sposo mammone appassionato di danza. Al di là del confronto con l’originale francese, il film di Andrea Zalone – che all’esordio dimostra comunque un discreto talento – offre tanti spunti ma pochi veramente approfonditi e questo è un peccato.
Stefano Radice
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