La vera storia di Massimo Carlotto: giovane militante di Lotta Continua a Padova, nel gennaio 1976 passa sotto le finestre di una casa e sente urlare una ragazza. Entra in quella casa e trova la ragazza morta, barbaramente uccisa. Va a denunciare il fatto alla polizia, che non credendo alla sua versione lo arresta. Carlotto all’epoca era un ragazzo. I suoi 17 anni di “via crucis” giudiziaria – tra arresti e processi, assoluzioni (una sola, la prima) e numerose condanne, revisioni del processo e prove misteriosamente perdute, anni in carcere e fughe all’estero (prima in Francia, poi in Messico), amicizie di esuli e tradimenti di personaggi loschi sono veramente impressionanti. Solo la grazia del Presidente della Repubblica lo ha riportato in libertà, nonostante la sua innocenza (il vero colpevole non è stato mai individuato). Oggi è uno scrittore apprezzato. E dal suo primo libro è nato questo film.,Anche senza conoscere la sua storia, il film di Armando Manni – pur imperfetto nella confezione, con qualche sbandata effettistica o qualche momento poco calibrato – impressiona e appassiona. Daniele Liotti nella parte del protagonista è una vera sorpresa, per chi è abituato a vederlo in esibizioni cinematografiche e televisive poco convincenti. Ma anche gli altri interpreti principali (i “genitori” Claudia Coli e Roberto Citran, che temevamo perso, l’“avvocato” Alessandro Benvenuti convincente in un film non suo, l’amico cileno Joaquim de Almeida), e perfino molti comprimari si rivelano all’altezza (da segnalare l'episodio, breve ma incisivo, dell'incontro con un dentista prima sospettoso, poi magnanimo). Soprattutto, convince non tanto un certo vittimismo politico comune a tanti film “a tesi” simili (Carlotto fu incastrato perché di sinistra o solo perché “passava di là” e bisognava coprire il vero colpevole? Ma bisogna dire che è verosimile anche la tesi della discriminazione politica), quanto il sopruso e l’indifferenza di una giustizia che può perseguitare un innocente o poi perfino dimenticarsene (quando si costituisce dopo l’esilio francese, non si trova più il mandato di cattura…). E certi momenti del film la tensione è scandita da ritmo quasi da thriller (solo nell’episodio messicano l’attenzione rischia di calare), mentre i momenti “patetici” (la ragazza che dopo tanti anni non sopporta più fughe e cita in clandestinità e lo abbandona, il dolore dei genitori e lo sconforto dell’avvocato) non scadono mai nel retorico. In sostanza, un buon film italiano penalizzato da una distribuzione debole in un periodo dell’anno troppo ingolfato di film. Dopo pochi giorni, rischia di sparire dai cinema. Se lo perdete, allora, cercate di recuperarlo in home video o pay tv.,
Il fuggiasco
Un giovane testimonia alla polizia per un delitto: ingiustamente accusato, vive un’allucinante odissea giudiziaria per 17 anni.,