Negli anni Sessanta il governo israeliano dava la caccia a criminali nazisti attraverso il servizio segreto, il Mossad. Un’operazione delicatissima e segreta viene affidata a tre giovani agenti: Rachel, David e Stephan. I tre si ritrovano così a dare la caccia e a rapire Dieter Vogel, il “chirurgo di Birkenau” per portarlo a un giusto processo in Israele. Sono giorni di tensione, nel covo dove l’hanno portato. Tensione creata ad arte dal prigioniero, sottile e astuto nel provocarli, nel mettere a disagio la giovane alla prima missione importante e nel suscitare la rabbia del giovane e impetuoso David. Ma le tensioni sono anche fra i tre: Rachel e David sono attratti l’uno dall’altra, ma lui non se la sente di andare oltre, suscitando la delusa ripicca della ragazza che accetta le avances del capo missione, lo spregiudicato Stephan. Soprattutto, a un certo punto la disattenzione dei tre e l’abilità del nazista portano alla fuga del prigioniero, che Rachel non può che uccidere… I tre diventano eroi, soprattutto lei. E allora perché trent’anni dopo li vediamo, per diversi motivi, a pezzi? Stephan e Rachel si sono sposati, ma il loro matrimonio è finito e l’astio di lei, chiamata spesso a raccontare gli eroici fatti, è evidente. Il più fragile David sembra roso da memorie incancellabili, cui non sa reggere. Quali segreti nasconde il loro passato? In un alternarsi continuo e ben riuscito tra presente e passato, John Madden ricostruisce (come già il film israeliano di cui Il debito è remake) una vicenda appassionate e contorta. C’è di mezzo il valore della verità, della giustizia, della responsabilità dei propri atti, di ideali giovanili poi traditi dal tempo e dalle convenienze. Il dubbio è se raccontare, sempre e comunque, la verità e se sia giusto pagarne il prezzo, quando la menzogna diventa pesante come un macigno. Più facile, in certi casi, rimuovere certi segreti. Ma per Rachel, a un certo punto, il debito con il passato riemerge.,Sceneggiatura di ferro, ritmo, tensione, scenografie d’epoca e ottimi attori fanno dell’opera un ottimo film. Soprattutto, impressionano i tre giovani attori che non sfigurano rispetto ai mostri sacri che li interpretano da “anziani”: (soprattutto Jessica Chastain (lanciata da The Tree of Life, la vedremo spesso nei prossimi mesi) tiene testa a distanza alla grande Helen Mirren, ma sono all’altezza anche Sam Worthington (protagonista di Avatar) con Ciarán Hinds e Marton Csokas rispetto a Tom Wilkinson. Unica pecca, la sterzata finale verso il thriller più comune e prevedibile nei suoi colpi di scena un po’ telefonati. Ma il film, che ricorda a tratti il sottovalutato Munich di Steven Spielberg, si fa vedere volentieri e apprezzare per i suoi non pochi meriti. Antonio Autieri