Uno spietato criminale, che si fa chiamare “The Joker”, mette sotto scacco Gotham City e i suoi più famosi tutori della legge: il commissario Gordon, il procuratore Dent e il cavaliere oscuro, Batman.

In certa misura è sorprendente come negli anni sia cambiata la figura e la percezione che abbiamo dei supereroi. Qualcuno fissa nella comparsa delle opere di Frank Miller nel mondo dei fumetti un punto di non ritorno, per altri è l’uscita sul grande schermo di Spider Man 2 che ha trasformato l’essenza stessa del super eroe. Sta di fatto che ormai abbiamo detto addio al superdotato tutto di un pezzo, tetragono nelle sua lotta contro il male, adamantino nei sentimenti. Ma la domanda che sorge, dopo aver visto Il cavaliere oscuro, è: quanto ancora si può problematizzare e metter in crisi un supereroe? Il lungo (due ore e mezza) film di Christopher Nolan è un’unica, interminabile e cupa notte, in cui l’angoscia sembra attanagliare lo spettatore in un crescendo, a partire dalla prima scena del colpo in banca, fino alle tante atrocità messe in campo dal Joker (un impressionante Heath Ledger, poi premiato con un Oscar postumo). Il Batman interpretato da Christian Bale è un personaggio complesso, l’abbiamo già visto in Batman Begins; non a caso ha al suo fianco due personaggi discreti, ma essenziali: il fedele maggiordomo e consigliere interpretato da Michael Caine e il consulente tecnico Morgan Freeman. Due personaggi che in questo episodio si manifestano proprio come coscienza critica e appoggio morale di Bruce Wayne – Batman.

Ma andiamo con ordine: Gotham City è tenuta sotto scacco dal Joker, un criminale che definire senza scrupoli è un eufemismo: uccide i suoi stessi complici, fa saltare un ospedale, aspetta che due traghetti siano colmi per imbottirli di esplosivo e affidare i detonatori dell’uno ai passeggeri dell’altro per vedere chi ucciderà per primo. Ma soprattutto, “divide et impera”. I tre tutori della legge di Gotham – Batman, il commissario Jim Gordon e il procuratore Harvey Dent – vengono sfidati singolarmente, messi sotto scacco, ricattati. Il bene è fragile e diviso, il male sembra onnipresente e inarrestabile, perfino seduttivo; il Joker non vuole uccidere Batman, vuole smascherarlo, per farlo diventare come lui. A un certo punto gli dice “tu mi completi”. Joker è riuscito almeno in uno dei suoi intenti: la città è spaccata, i metodi di Batman mettono a rischio troppe vite, del giustiziere solitario in troppi non ne vogliono più sapere. Lo stesso Wayne, ancora innamorato della donna che ora accompagna il procuratore, comincia a pensare di abbandonare il campo. Il male non vincerà, e la battaglia sarà durissima (e terribilmente spettacolare, grazie agli splendidi effetti), ma il prezzo da pagare è altissimo e qualcosa si è spezzato. Proprio come il riflettore che proiettava nel cielo il logo del pipistrello come richiesta d’aiuto.

Beppe Musicco