Una sfida tra due attori di grande carisma. Da una parte l’anziano Antony Hopkins, chiamato a interpretare Thomas Crawford: un ricco imprenditore del campo aeronautico che uccide la propria moglie a causa di protratto adulterio con un giovane poliziotto. Dall’altra il sorprendente Ryan Gosling (un volto nuovo del cinema, che si è già segnalato nel ruolo del professore cocainomane di Half Nelson) nel ruolo di Willy, un procuratore alle prime armi che ha davanti a sé la strada spianata verso il successo. Quando entrano nell’aula del tribunale Willy non ha mai perduto una causa e Thomas ha praticamente confessato il proprio delitto, ma trovare la verità non sarà così evidente come sembra dalle prime immagini.,Il caso Thomas Crawford è uno di quelle partiture ormai vecchio stile. Una regia controllata inanella i colpi di scena della sceneggiatura, lasciando spazio alle interpretazioni dei due attori. I loro volti sono il campo di battaglia in cui si consuma un gioco malizioso. Cosa vuole insegnare Thomas a Willy? Forse vuole soltanto trovare un nemico all’altezza del suo piano geniale, ma sicuramente per Willy il processo diventa occasione di crescita. Non quella effimera, come il passaggio a un più prestigioso studio legale, ma quella consapevole di chi acquista la coscienza di ciò che sta facendo. Così mentre lo spessore psicologico di Willy cresce, grazie anche all’intenso Gosling, Thomas diventa calco del luciferino Hannibal Lecter a cui Hopkins ritorna per calarsi in questo ruolo ambiguo e letale. Accanto a loro, sono stati chiamati anche ottimi attori comprimari come David Strathairn nel ruolo del detective (già applaudito in Good night and good luck) e Fiona Shaw come giudice impeccabile (immancabile volto dei film americani che ricercano le severe atmosfere inglesi). In questo tripudio di volti convincenti, a sparire è la regia che non osa mai e non riesce a prendere con convinzione un punto di vista.,
Daniela Persico
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