Theo (13 anni) si trova al Metropolitan Museum of Art quando esplode una bomba che uccide sua madre. Quando sembra aver trovato la famiglia perfetta, il padre inaffidabile lo porta via con sé, nei quartieri desolati fuori Las Vegas. Theo stringe nuove amicizie, viaggia e cerca di farsi strada come assistente di un antiquario, proprio vicino alla famiglia perduta. Ma dal giorno della tragedia porta con sé rimorsi, incontri misteriosi e un prezioso involucro che non osa mai scartare.

Il cardellino è l’adattamento del romanzo omonimo della scrittrice Donna Tartt, vincitrice del premio Pulitzer del 2014 nella categoria Fiction. Il film viene distribuito in Italia direttamente su piattaforme digitali (Apple TV App, Itunes, Google Play, Youtube, Infinity, SkyPrimafila, Chili, Rakuten TV, TIMvision, Playstation Store e Microsoft Film&TV), senza un passaggio in sala. Adattare la storia della Tartt, con quasi 900 pagine, non era impresa facile: il film stesso dura ben 149 minuti, ma le due ore e mezza appesantiscono il racconto, senza che i personaggi vengano veramente approfonditi.

Il dramma di Theo, con la sua solitudine e i suoi sensi di colpa, viene dipanato tra alternanze di passato e presente: più interessante la storia del protagonista da ragazzino, con l’interpretazione di Oakes Fegley (Il drago invisibile), mentre la sua controparte adulta, affidata ad Ansel Elgort di Colpa delle stelle e Baby Driver (ma anche di un imminente remake di West Side Story), rimane più piatta. Nonostante la presenza di Nicole Kidman nel cast, i personaggi sullo schermo rimangono piuttosto freddi e poco accessibili. Anche la regia di John Crowley (suo è Brooklyn con Saoirse Ronan e anche Boy A, che ha lanciato la carriera di Andrew Garfield) non riesce a risollevare le sorti della storia. È sicuramente preziosa, invece, la fotografia di Roger Deakins (Blade Runner 2049) e la scenografia di K.K. Barrett (Her), che rendono il prodotto molto bello da guardare.

Il film cede purtroppo alla tentazione di svelare le sue carte prima del tempo, bruciando così diversi colpi di scena. L’ultima parte, con momenti di azione e un cambio di tono, cerca di recuperare frettolosamente il tempo perduto. Peccato per la tematica rilanciata solo alla fine, sulla necessità di condividere la bellezza invece di farne un tesoro privato: uno spunto interessante ma che non influenza il resto della storia.

Roberta Breda