Perù, ai nostri giorni. Fausta è una giovane ragazza nata negli anni ’80, quando nella nazione imperversava il terrorismo e gli stupri erano all’ordine del giorno. Sua mamma fu violentata proprio mentre la teneva in grembo e per questo si dice che la piccola sia stata allattata con “il latte della tristezza”. Ora la madre muore e Fausta dovrà trovare i soldi per seppellirla. Per farlo verrà assunta come domestica da una ricca pianista. Da quanto detto finora si potrebbe pensare a un tranquillo film sulla forza di volontà. Niente di più sbagliato. La vera tematica della pellicola, infatti, è la brutalità della violenza sessuale che è come se strappasse «le anime dai corpi per gettarle nel terreno»: queste le parole cantate all’inizio del film dalla madre morente. Un delitto che la regista Claudia Llosa vuole comunicare come ereditario, a tal punto da arrivare all’evocazione di un’immagine grottescamente simbolica: Fausta vive con un tubero infilato nel sesso proprio per evitare di venire anch’essa violentata. Certamente ci si potrebbe scandalizzare facilmente, ma si faccia attenzione perché l’immagine è appunto sempre solo evocata a parole e porta con sé un chiaro senso simbolico: la violenza subita dalla madre si ripercuote sulla psiche della figlia, impedendo che in lei nasca una nuova vita consacrata da un sacro amore. Si potrebbe star qui ore a discutere sull’eleganza o meno della metafora: si lascia la problematica alla sensibilità di ciascuno. Ciò che di oggettivo rimane è un racconto malinconico, un canto struggente nel senso pieno della parola (buona parte del film è riempito dai canti che Fausta ha appreso dalla madre), il canto di una colomba che vuole preservare la sua purezza (“Paloma” vuol dire proprio “colomba). Fausta incontrerà poi un uomo buono, un giardiniere, che proverà a farle capire come possa esistere un amore pieno nella vita. Da qui la ragazza (forse) ripartirà.,Il film ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2009 ed è stato sorprendentemente nominato agli Oscar 2010 nella categoria di Miglior film straniero.,
Andrea Puglia
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