Alabama, 1932. Nella cittadina di Maycomb, un giovane di colore viene accusato di violenza contro una ragazza bianca. A difenderlo è chiamato l’avvocato idealista Atticus Finch, che deve lottare contro i pregiudizi della cittadinanza… Ad osservare lo svolgersi degli eventi Scout e Jem, i figli di Atticus.

Divenuto velocemente un classico fin dal momento della sua uscita (candidato a otto premi Oscar, ne vinse tre tra cui quello per il protagonista Gregory Peck), Il buio oltre la siepe è molto di più che un apologo sulla violenza e il razzismo del Sud degli Stati Uniti, dove l’ipocrisia dei giardini ben curati nasconde il permanere della prevaricazione e dove il pregiudizio razziale determina il destino degli uomini ben oltre la legge. La scelta del punto di vista di una bambina – Scout, figlia dell’avvocato Atticus Finch, orfana di madre, sincera e coraggiosa – ne fa anche un intramontabile racconto di formazione, spietato in certi momenti ma mai privo di speranza.

Lo sguardo di Scout è per sua natura ingenuo e parziale, ma è proprio l’innocenza con cui fa esperienza delle cose che apre anche al pubblico una prospettiva nuova sul suo mondo, costringe a riconoscerne contraddizioni ed ingiustizie, ma anche inaspettati momenti di bellezza. La forza del film è proprio nella capacità di mescolare la serietà del racconto di denuncia con la delicatezza dell’infanzia, delle sue sfide e delle sue scoperte.

Il film descrive con delicatezza e precisione il piccolo mondo di una bambina di sei anni, per cui anche la casa in fondo alla strada può essere il luogo di un’avventura e il vicino misterioso il mostro da spiare e sfidare per dimostrare di essere grandi. Scout è il tipico “maschiaccio” decisa a dimostrarsi all’altezza del fratello maggiore in ogni sfida, ma che soffre profondamente per la perdita della madre di cui non conserva nemmeno un vero e proprio ricordo. A fare quasi da madre putativa è la governante di colore Calpurnia, che osserva a volte con cipiglio, a volte con silenziosa comprensione lo svolgersi degli eventi.

Ma è soprattutto nel rapporto con il padre, che trova il tempo, anche nella tensione progressiva degli eventi, di cercare di dare un senso ad essi anche per i suoi bambini, che Scout fa il suo percorso di crescita: una perdita dell’innocenza per certi versi, ma anche l’acquisizione di una comprensione più sofferta e complessa del mondo.

Atticus Finch, interpretato con misura da vero gentiluomo del Sud da Gregory Peck, è una memorabile figura di uomo e di padre, fedele ai propri ideali nel modo tranquillo e fermo di chi non ha bisogno di alzare la voce per dire la verità. Un uomo che conosce l’ipocrisia di un mondo in cui spesso gli innocenti pagano senza una ragione ma non sceglie la strada dell’odio, nella speranza di costruirne uno migliore per i suoi figli. Un uomo che sa sparare ma che sceglie di non farlo, capace di affrontare una folla di uomini armati con la sola forza della sua ragione.

«Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di vedere le cose anche dal suo punto di vista» è l’insegnamento che Atticus regala alla sua bambina, come bussola non solo per i piccoli conflitti che la crescita comporta, ma più in generale per affrontare la vita. E così mentre Atticus affronta i benpensanti della cittadina per difendere un uomo innocente, i suoi figli mettono alla prova il loro coraggio facendo incursioni nella casa dove vive Boo Radley, il figlio dei vicini dal passato misterioso che esce solo di notte, il mostro che nessuno conosce davvero.

Il buio oltre la siepe è quindi la metafora perfetta dell’ignoto, a volte così vicino, spesso origine della paura e del pregiudizio, superato il quale la realtà si rivela più complessa: a volte dolorosa, a volte invece inaspettatamente migliore di quanto l’abbiamo immaginata.

Laura Cotta Ramosino