Il film dei Simpson è un perfetto compendio della vita a Springfield (e in molti altri posti del pianeta, probabilmente): dove la gente prima ti esalta e poi è pronta a linciarti, dove i politici sono degli incompetenti, dove i media pensano solo alle notizie scandalistiche, dove l’ecologia è solo una scusa. Homer indubbiamente ci mette del suo per peggiorare la situazione, al punto che con gli escrementi del suo maialino riesce a innescare una sequela di disgrazie che arriveranno a interessare tutta l’America, con una sfilza di scene comiche talmente fitta, che anche se una funziona meno, subito ce n’è un’altra a rimpiazzarla. Ma al culmine del parossismo, quando sembra che ogni traccia di civiltà sia sparita da Springfield, ecco che, in una splendida epifania familiare, Homer deciderà di entrare in azione per salvare la città e i suoi abitanti. ,I Simpson è una di quelle rare produzioni trasmesse per i più piccoli ma che piacciono soprattutto agli adulti e molto ci sarebbe da dire sull’atteggiamento dei media nei loro confronti: fino a poco tempo fa gli intellettuali storcevano la bocca o semplicemente li ignoravano. Ora tutti fanno a gara a schierarsi correttamente con la famiglia più scorretta d’America (salvo poi lanciare qualche schizzetto velenoso accusandoli sotto sotto di essere una famiglia solida e troppo tradizionale). Lasciamoli dire. I Simpson, nel senso del film, è esattamente quello che ogni appassionato desiderava, quando vedeva finire il cartoon in televisione: di più, ancora, un altro. Tale è la bravura di Matt Groening e del suo staff che chi incomincia a guardarli si diverte così tanto da aver bisogno di dosi sempre maggiori di questi personaggi. Apparentemente assurdi, coi loro colori sguaiati e le espressioni caricaturali, con i loro difetti plateali, nei quali (ahimè, o forse fortunatamente) rivediamo noi stessi. ,
Beppe Musicco
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