Una bambina durante un viaggio in macchina si addormenta e sogna (scandita in diversi capitoli) la “storia” dell’amicizia tra un monaco meccanico, un omino rosso e un orso di pezza.
Frutto del lavoro di due giovani filmmaker romani, Samuele Sestrieri e Olmo Amato, che hanno fatto un viaggio in Norvegia e Finlandia con due costumi girando e inventandosi le scene giorno per giorno, dirigendo, interpretando e ricoprendo ogni ruolo della troupe. Nessuna sceneggiatura, la narrazione sembra farsi da sé, durante il viaggio, come inseguendo un ideale di un cinema colto sul farsi e non realmente intenzionato a raccontare qualcosa. Nessuna storia, nessun personaggio che sia poco più di un costume di carnevale, rimangono la bellissima colonna sonora (l’unica cosa veramente valida del film) e i bei paesaggi nordici, che pure però sono appiattiti dall’estetica digitale più adatta a dei video su Youtube che alla sala.
C’è chi l’ha definito una favola onirica, quando sembra piuttosto un episodio dei Teletubbies troppo lungo che può irritare uno spettatore che va in sala per cercare innanzitutto una storia. Curioso che un “film” simile riesca ad avere una distribuzione quando tante altre opere sicuramente più meritevoli (straniere e non) viste nei festival ancora non ce l’hanno. Nemmeno la durata è adatta ad una sala, 67 minuti è poco più che un episodio di una serie tv, eppure il film riesce ad essere noioso pure in un tempo cosi breve.
I due filmmaker l’hanno definito il loro “filmino delle vacanze”. Ma un filmino delle vacanze, per quanto onirico e surreale sia, deve andare ad importunare i poveri spettatori paganti?
Riccardo Copreni