Pur riluttante, Giulio segue la volontà della madre ed entra in un collegio prestigioso per figli delle famiglie-bene in un luogo imprecisato sulle Alpi. Un collegio per soli ragazzi che sembra quasi una caserma, con regole ferree, insegnanti intransigenti, nonnismo; e che ha il compito di forgiare la “classe dirigente di domani”. Il tutto condito da un sistema di videocamere che segue i ragazzi in ogni momento della loro vita quotidiana (non per spiarli «ma per conoscerli meglio», come dice uno degli insegnanti).  È lì che Giulio conosce Edoardo, un ragazzo opposto a lui per carattere, molto intraprendente ma anche molto solo. Come soli sono tutti gli studenti del collegio. I due diventano molto amici e insieme trovano il modo anche di evadere dalla scuola. Spiando i compagni di scuola più grandi, si accorgono che di notte lasciano misteriosamente l’istituto per passare ore interminabili in un locale di prostitute. Il locale diventa quindi la meta notturna di Edoardo e Giulio; ed è proprio lì che Giulio, conosce la giovane Elena di cui si innamora e che dà un senso alle sue giornate.

Opera prima di Andrea De Sica, I figli della notte è un discreto noir drammatico che dimostra le potenziali qualità registiche del nipote del grande Vittorio De Sica e figlio di Manoel (cui il film è dedicato). Nel film vengono evocate atmosfere che possono ricordare Shining, piuttosto che Arancia meccanica, quasi a indicare che sia quello il tipo di cinema preferito dal giovane regista. Ci sono anche atmosfere horror legate a una camera misteriosa all’ultimo piano del collegio dove alcuni studenti si suicidarono anni prima. De Sica dirige bene un gruppo di giovani attori, in una storia in cui non ci sono vincitori ma nella quale i ragazzi sono vittime soprattutto dell’indifferenza dei loro genitori che, nella migliore delle ipotesi, li riempiono di soldi e nella peggiore si disinteressano completamente di loro. Il legame di amicizia che nasce tra Giulio ed Edoardo, guardato con sospetto dai vertici del collegio, è proprio il tentativo di fuggire alla solitudine che li attanaglia. Compare poi anche l’innamoramento, quello che prova Giulio per Elena e che fa svoltare la storia del film in un finale morale (o, meglio, immorale) che può ricordare alcune pellicole di Woody Allen. In sintesi, un buon debutto cui speriamo seguano nuove prove che possano decretare la crescita di De Sica.

Stefano Radice