Anche se è arrivato sul grande schermo sull’onda della moda che sta portando al cinema tutti i super eroi dei fumetti, Hulk presenta alcune interessanti caratteristiche, grazie soprattutto alla regia di Ang Lee, autore di grande doti figurative e sensibilità (sua è anche la trasposizione cinematografica di “Ragione e sentimento” di Jane Austen). Il protagonista, come molti sapranno, a causa di esposizione ai raggi gamma, quando è sotto pressione diventa un gigantesco mutante di colore verde (realizzato dalla grafica digitale), che ne combina di tutti i colori. Stranamente però, il cuore del film non è nel fare incetta di effetti speciali per stordire lo spettatore. Il dottor Banner/Hulk è uno di quei rari casi in cui i superpoteri sono una maledizione, non un vantaggio. Il gigante verde non è un super eroe e non ha alcun interesse a riparare torti o a difendere la terra, semplicemente vuole essere lasciato in pace dai suoi persecutori a piangere la sua sorte. Perché Hulk è essenzialmente un film che parla di un bambino traumatizzato dalla scomparsa della madre, incompreso dal padre e sfruttato da chi osa giocare coi misteri della vita, per denaro o brama scientifica. Nonostante Hulk derivi da un fumetto, non è il solito film per ragazzini, piuttosto è un film anche per ragazzini, che abbiano voglia di discuterne.
Hulk
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