È la prima volta che il regista Zhang Yimou, noto anche in Italia per titoli come “Lanterne Rosse” o “La strada verso casa”, si cimenta in un film sulle arti marziali, e anche con un esito piuttosto travagliato. Infatti la pellicola arrivata oggi sugli schermi in realtà è del 2002 e i dubbi della Miramax (la casa produttrice) sono stati superati solo dall’impegno di Quentin Tarantino, che ha permesso che il suo nome figurasse anche sui manifesti per agevolarne il lancio. Ma se, a prima vista, questo film può essere paragonato a “La tigre e il dragone” di Ang Lee, in realtà il confronto più appropriato potrebbe essere con il giapponese “Rashomon”, di Akira Kurosawa. La storia è molto semplice: il guerriero Senza Nome arriva al cospetto del re di Qin, annunciando che ha ucciso i suoi tre più terribili nemici, che si opponevano alla volontà di unificazione dei sei regni in un’unica nazione. Il re prima è affascinato, poi insospettito, e al primo racconto dei fatti da parte del guerriero se ne aggiungono altri, ogni volta differenti, fino al combattimento finale e al tragico epilogo. Se la trama ha un fascino assai limitato, la forza del film è nella visione “pittorica” delle scene: le sequenze del racconto sono divise tutte in colori differenti (rosso, blu, bianco e verde), come a rimarcare i diversi punti di vista della stessa storia, i duelli sono spesso al rallentatore e (caso particolare in un film di arti marziali), ci sono morti e feriti, ma il sangue non si vede mai. “Hero” è un film molto particolare e solo in parte riuscito: vorrebbe avere un messaggio profondo di dedizione e sacrificio, ma i personaggi mancano del necessario approfondimento e, sempre paragonandolo a “La tigre e il dragone”, non scatta nello spettatore quell’attrattiva dovuta alla originalità, alla magnificenza delle scene e anche a un tocco di humour. Ciò nonostante, il film piace e affascina: gli appassionati di arti marziali per l’armonia e la “visionarietà” irrealistica dei combattimenti, e gli amanti dell’oriente per la delicatezza delle scene, gli splendidi costumi e la sapiente fotografia.,Beppe Musicco