Non si sentiva proprio il bisogno di aggiungere un ulteriore episodio, il quarto, intorno al personaggio reso celebre da Anthony Hopkins ne “Il silenzio degli innocenti”. ,Già, “Hannibal”, il sequel realizzato da Ridley Scott e uscito nel 2001 era un film poco riuscito. Un Hopkins gigione e una regia senza idee che si impantanava in una storia senza sbocchi. Con questo prequel, peraltro affidato a un modesto illustratore come Peter Webber (“La ragazza con l’orecchino di perla”) i nodi vengono ancora più al pettine. Se impietoso appare il paragone con “Il silenzio degli innocenti”, anche rispetto al già citato “Hannibal” e al più solido “Red Dragon,” il film di Webber dà l’impressione di essere un grande pasticcio. Interpreti anonimi (il protagonista, il ventiduenne Gaspard Ulliel che scimmiotta senza speranza Hopkins) o capitati per caso (Gong Li), evidenti buchi narrativi e una crudeltà eccessiva non giustificata da un certo realismo della messa in scena (molto d’effetto l’inizio con l’attacco dello Stuka tedesco alla fattoria), “Hannibal – Le origini del male” è l’ennesima variazione al ribasso di una saga che poteva già dirsi conclusa con il thriller interpretato da Jodie Foster. Un film che tracima sangue e viscere più che un thriller sostenuto dalla suspense e da un buono script. Un horror che punta allo stomaco e rimesta nel torbido, non risparmiando nulla dal cannibalismo all’incesto, per sviare l’attenzione dalle molte lacune narrative (ma a partire da quali indizi il detective vorrebbe incastrare Lecter ?) e da coincidenze poco credibili. Insomma, un disastro. Che qualcuno dica a regista e sceneggiatore (l’autore del romanzo di partenza, Thomas Harris) che la povera Gong Li è cinese e non, come sottolineato più volte nel film, giapponese di Hiroshima. Non tutti gli occhi a mandorla sono uguali.,Simone Fortunato
Hannibal – Le origini del male
I primi passi e i primi omicidi di uno dei serial killer più famosi: Hannibal Lecter.,