Nel 1995 un giovane regista francese, si guadagnò gli onori della critica e del pubblico grazie al suo primo, notevole film. Quel regista era Mathieu Kassovitz e il suo film si intitolava L’odio. Sembrava essere nato un nuovo, importante autore per il cinema europeo. Previsione che, per ora, è da considerarsi quanto meno azzardata, a giudicare dai suoi lavori successivi: a parte il pessimo Assassins, Kassovitz è stato al massimo abile impaginatore di un ambiente cupo ne I fiumi di porpora (thriller horror di buona atmosfera ma dalla storia improbabile) e ora, con Gothika – suo primo film americano – conferma il sospetto che le sue qualità non vadano oltre una certa abilità tecnica e stilistica. Insomma, molto fumo e poco più.,Nonostante la presenza di due star hollywoodiane come Halle Berry (premio Oscar per Monster’s Ball) e Penelope Cruz, Gothika si trascina per quasi un’ora e mezza, senza mai avvincere veramente lo spettatore che pian piano scopre l’idea, per nulla originale, che è alla base del film e che, diciamolo, inizia a venire a noia: i fantasmi che tornano dall’aldilà per vendicarsi dei torti subiti (come in The Ring o nel più pregevole Le verità nascoste). Certo, se questa idea di partenza fosse supportata da una sceneggiatura adeguata e coerente forse sarebbe ancora possibile tirar fuori qualcosa di godibile, ma la sceneggiatura – e qui la colpa non è di Kassovitz: si sa che i registi europei che sbarcano a Hollywood portano a tavola la pietanza altrui – non aiuta: incongruenze grossolane nella narrazione, scene che finiscono nell’antologia del ridicolo involontario, un finale che vorrebbe essere inquietante e invece fa solo sorridere… ,Probabilmente cosciente di queste gravi lacune sul piano della scrittura, Kassovitz tenta quindi di salvare il salvabile appigliandosi alle sue abilità tecniche per ipnotizzare lo spettatore. E qui qualcosa di interessante lo tira fuori: movimenti di macchina intriganti, qualche effetto ben riuscito, un paio di scene in cui si salta sulla poltrona. Come dicevamo, non è lo stile che manca a Kassovitz, che in qualche momento ricorda i momenti migliori de I fiumi di porpora. Ma tutto questo non basta a “fare” un film, che gli interpreti non aiutano più di tanto (oltre alle dive di cui sopra, non così brave da sostenere una pellicola con tante pecche, spicca un anonimo Robert Downey Jr.). Quanto a Kassovitz forse converrà tornare in fretta in Europa per evitare che Hollywood consumi ulteriormente il credito ormai quasi esaurito come “autore”. O sperare di ottenere “script” più efficaci e sensati. Nel frattempo, qualche ulteriore prova d’attore gli gioverebbe, avendo ben figurato nel Meraviglioso mondo di Amelie e in Birthday Girl: che sia quello il mestiere in cui eccelle?,