Going Clear: Scientology e la prigione della fede (Going Clear: Scientology and the Prison of Belief)
USA 2015 – 119′
Genere: Documentario
Regia di: Alex Gibney
Cast principale:
Tematiche: Scientology
Target: adulti
Un’inchiesta sulla storia e la struttura della Chiesa di Scientology, attraverso le testimonianze di ex adepti che ne denunciano la natura manipolatrice e le pratiche illecite.
Recensione
Nel 2013, lo scrittore e giornalista Lawrence Wright raccoglie una serie di interviste di ex ed attuali membri di Scientology, percorrendo con loro le varie tappe di espansione del culto e le sue tecniche di persuasione, e pubblica il libro-denuncia Going Clear: Scientology, Hollywood and the Prison of Belief. Con la sua ricerca, Wright si attira le ire e le minacce di numerosi scientologisti, famosi o meno. A due anni di distanza, Alex Gibney realizza un documentario basato su quel libro, confermando quella di Wright come l’inchiesta (fino ad ora) più significativa sul fenomeno Scientology, a livello di diffusione mediatica.
L’organizzazione Scientology nasce di fatto nel 1950, anno di uscita di Dianetics: la forza del pensiero sul corpo, trattato pseudoscientifico di autodisciplina e autoconoscenza. Il suo autore, L. Ron Hubbard, vi fa confluire suggestioni provenienti da diversi ambiti di cui ha esperienza: l’occultismo, che ha praticato come membro di una loggia dell’Ordo Templi Orientis di Aleister Crowley, e la letteratura di fantascienza, di cui è scrittore prolifico. Le teorie esposte in Dianetics costituiranno la base di Scientology: un’organizzazione operante secondo un sistema di corsi e test a pagamento, che mescolano una psicologia raffazzonata (la comunità psichiatrica ha più volte criticato la pretesa di scientificità della dottrina hubbardiana) a precetti di natura filosofico-spirituale, promettendo ai propri membri il raggiungimento del completo controllo del proprio spirito.
Gibney fa un’analisi dettagliata del fenomeno, illustrando le tappe della vita di Hubbard e l’ascesa di Scientology, col tempo trasformatasi in una comunità a struttura gerarchica di proporzioni gigantesche.
Dalla morte di Hubbard nel 1986, a guidare la Chiesa (così si definisce, ma lo status di religione è riconosciuto solo in alcuni Paesi ed è materia controversa, come viene ben spiegato nel documentario) è David Miscavige, “dittatore” dal forte spirito imprenditoriale, che ha rafforzato la rete di protezione attorno alla setta e ha molta cura della comunicazione: star hollywoodiane come John Travolta e soprattutto l’amico Tom Cruise rappresentano da anni il “volto pubblico” di Scientology, e certamente hanno contribuito con la loro propaganda a ingrossarne le fila. Impressionante in particolare il ruolo di Cruise, che nel parlare alle folle di “fedeli” ricorda inquietantemente il grottesco personaggio che interpretava in Magnolia.
Il fil rouge dell’inchiesta è la voce degli ex scientologisti (tra cui il regista Paul Haggis, seguace per 35 anni), che raccontano la propria esperienza all’interno della Chiesa: prima le speranze di una vita migliore, alimentate dal potere persuasivo del percorso dottrinale, poi la perplessità nello scoprire lo scenario fantascientifico cui Hubbard riconduce la propria teoria sul mondo, infine l’orrore causato da molestie e abusi fisici e psicologici e più in generale da attività illecite della setta.
Perché – si chiede inizialmente l’autore del libro – tante persone si accostano a questa organizzazione?
Chi entra in Scientology è alla ricerca di una risposta, di un punto di riferimento, perché Scientology promette la risoluzione di tutti i problemi: c’è chi vuole sentirsi speciale, chi sente il bisogno di una filosofia di vita, chi di un aiuto psicologico, chi semplicemente vuole essere felice.
Man mano che procede, l’inchiesta sulla Chiesa di Scientology e sui suoi seguaci si rivela anche in qualche modo un’inchiesta sull’animo umano e il bisogno universale di essere felici: per tornare alla domanda di Wright, vien da pensare che il motivo per cui tanta gente segue Scientology non sia la verità dei suoi insegnamenti (ambigui, immorali, quando non surreali), ma la forza di questo bisogno. Una forza talmente grande che paradossalmente, se posta nelle mani sbagliate, può portare a rinnegare la propria famiglia e i valori del vivere civile. In questo senso, il cammino verso la “chiarezza” (“clear” è il grado più alto raggiungibile nella comunità di Scientology) vagheggiato da Hubbard somiglia molto più a una discesa verso una cieca oscurità.
Maria Triberti