È una piacevole variazione sul tema del primo film questa nuova puntata della saga della famiglia di supereroi Pixar. I tempi sono cambiati e per l’operazione simpatia che rilanci i supereroi appannati nel gradimento dell’opinione pubblica la mamma “elastica” funziona meglio del papà e così, in nome del bene superiore, papà mr. Incredible si offre di fare il “mammo” in attesa di tempi migliori. Non ha fatto bene i conti perché, oltre ai problemi adolescenziali di Violet (il cui ragazzo non sembra ricordarsi nemmeno la sua faccia, complice un intervento fin troppo zelante dei servizi segreti) e alle difficoltà con la matematica di Flash, adesso c’è il piccolo Jack-Jack da tenere a bada visto che i suoi superpoteri si rivelano potenzialmente distruttivi.

Se la trama d’azione, al netto di un paio di antagonisti forse un po’ prevedibili, procede su binari sicuri e divertenti, tra i soliti salvataggi del mondo e scontri di superpoteri (c’è tutta una nuova schiera di supereroi un po’ freak), il cuore del racconto sta certamente nelle dinamiche complicate della famiglia Parr. Mr. Incredible all’inizio accetta con entusiasmo di far spazio alla moglie, sottovalutando da un lato le sfide della vita domestica, dall’altro la propria fatica nell’accettare che lei possa fare addirittura meglio di lui. Dall’altro lato Helen si gode finalmente la sua vita al centro della ribalta, ma sente presto la mancanza della sua famiglia. E non ha il coraggio di condividere fino in fondo i suoi dubbi, per timore di compromettere il suo nuovo ruolo di donna immagine ed eroina senza macchia.

Il nuovo lungometraggio della Pixar si inserisce anche, per certi versi, nel mainstream “femminista” attuale, ma lo fa in modo originale, non smettendo mai di valorizzare quello che era già stato uno dei messaggi del primo capitolo: la vera forza della famiglia Parr è l’unione tra i suoi membri, un’arma vincente più di mille superpoteri. Ma se una volta il problema dei Parr era mantenere l’anonimato in un mondo in cui l’essere super rischiava di portare alla discriminazione (se siamo tutti speciali nessuno lo è, contestava Flash), oggi nel nostro cinema sovraffollato di eroi il problema diventa quello di delegare completamente a loro l’onere di rendere il mondo un posto migliore. Il cattivo “signore degli schermi” (che sferra i suoi attacchi, attraverso gli apparecchi che hanno invaso la nostra vita, nelle maniere più impensate ipnotizzando chiunque), da un lato evoca certi intrighi sul controllo delle menti del cinema anni 70, dall’altro si proclama coscienza critica dell’uomo comune che deve farsi carico del mondo. Magari distruggendolo…

Il film mantiene il look elegante ed essenziale che era stato il suo segno distintivo in un’epoca (sono passati 14 anni ma cinematograficamente sembra un’era geologica) in cui l’Universo Marvel e i suoi strabilianti effetti speciali erano ancora di là da venire. Una scelta vincente dal momento che l’incredibile, è il caso di dirlo, successo al botteghino lascia prevedere un ritorno dei Parr sugli schermi di tutto il mondo.

Laura Cotta Ramosino