Australia 1914. Archie (Mark Lee) e Frank (Mel Gibson) sono due giovani dal carattere diverso tanto quanto le loro famiglie di provenienza. Archie è figlio maggiore di una famiglia di contadini. Vive in un ranch coi genitori, i fratellini e uno zio che vede in lui la stoffa di un campione di atletica leggera.,Frank è di Perth, ma non ha per nulla i modi raffinati che dovrebbero contraddistinguere un cittadino dagli abitanti della provincia. Scappato di casa con tre amici, passa da un lavoro all’altro vivendo alla giornata. Ad accomunare i due giovani è la passione condivisa per la corsa. Ed è proprio in occasione di una competizione locale che nascerà fra loro uno strettissimo legame di amicizia. Se però correre per Archie è una sana passione, più forte ancora è in lui il richiamo della guerra, la Prima Guerra Mondiale. Un conflitto lontano, europeo. Eppure talmente idealizzato da trasformarsi in ossessione. Raggiungere i propri fratelli australiani partiti volontari in servizio presso l’esercito inglese diventa l’unico scopo della sua vita. È una tensione così forte da riuscire pian piano a far presa anche sul suo amico Frank, inizialmente riluttante. I due sfideranno il deserto e intraprenderanno un viaggio che li porterà, nella primavera del 1915, prima in Egitto, presso il campo di addestramento inglese, e poi sullo Stretto dei Dardanelli, nei pressi di Gallipoli, città che dà il titolo originale al film. Ed è là che la guerra mostrerà loro il proprio aspetto cinico e spietato, nonché privo di qualsiasi possibile idealismo. ,Sesta opera del maestro australiano Peter Weir, all’epoca non ancora quarantenne e quarto film per Mel Gibson, poco più che ventenne. Il primo aveva mostrato le sue eccezionali doti di regista con l’inquietante e spettacolare Picnic at Hanging Rock, il secondo era reduce da Interceptor, lungometraggio a bassissimo budget destinato a diventare un cult. Dall’incontro fra i due, connubio che si confermerà vincente anche per il toccante Un anno vissuto pericolosamente, nasce uno dei più incisivi film antimilitaristi mai realizzati. Gran parte di questa forza espressiva proviene dall’intenzione di non cedere mai alla retorica, ma di raccontare semplicemente i fatti, e su quest’aspetto lo stile immediato e netto dell’australiano Weir, coautore anche della sceneggiatura, si fa decisamente sentire. ,Gli avvenimenti narrati, e realmente successi, rappresentano il disgraziato episodio della Battaglia del Nek, combattuta da due reggimenti della 3a Brigata di Cavalleria Leggera australiana e neozelandese svoltasi nell’agosto del 1915 nei pressi dello stretto dei Dardanelli. Si trattò di una serie di assalti fallimentari volti a conquistare una trincea turca. Fu una delle innumerevoli carneficine che caratterizzarono il primo conflitto mondiale, così ben familiari, purtroppo, anche alla nostra storia, come testimoniano libri del calibro di “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu e la sua poco riuscita trasposizione cinematografica (Uomini contro). ,Accolto con entusiasmo in patria, Gli anni spezzati (Gallipoli) ha conosciuto minor fortuna in Europa e in USA, sebbene con ogni probabilità sia stato d’ispirazione per molti film successivi e incentrati sullo stesso tema. Eppure è un piccolo gioiello di stile registico, a cominciare dalla maestria con la quale Weir dimostra di essere, anche agli esordi della carriera, uno dei migliori nella composizione e distribuzione degli spazi sui campi lunghi e lunghissimi. Memorabili sono le inquadrature nel deserto australiano, i grandi sfondi egiziani e la scena del bagno subacqueo dei soldati, delicato preludio al loro destino. L’adagio di Albinoni si alterna al capolavoro elettronico Oxygene di Jean Michel Jarre. Una scelta, quest’ultima, che risulta particolarmente efficace nel descrivere il contrasto fra l’umanità dei protagonisti e la loro riduzione a puri strumenti funzionali al meccanismo cieco della guerra.,Raffaele Castagna , ,

Gli anni spezzati – Gallipoli
Archie e Frank, due ragazzi diversi che divengono amici e condividono insieme l'interesse per una guerra di cui sanno ben poco.