La storia di Ghiaccio è ambientata a Roma nel 1999. Giorgio, giovane promessa della boxe, vive con la madre nella periferia degradata della città. Il padre, assassinato anni prima, ha lasciato in eredità alla moglie e al figlio molti debiti da pagare. Con l’aiuto di Massimo, ex pugile che lo allena, Giorgio ha la possibilità di riscattarsi: deve vincere un incontro per diventare un professionista. Ma la malavita lo bracca, perché i conti vanno sempre saldati…
Ghiaccio segna l’esordio alla regia del cantautore Francesco Moro, qui insieme ad Alessio De Bernardis. Il film tratta uno dei temi classici del cinema, la storia del riscatto di un ragazzo attraverso la boxe. Non ci sono particolari elementi di novità nel film perché è difficile riuscire a raccontare qualcosa di nuovo quando si tratta di pugilato, rivincita, rapporto allenatore-allievo. Gli allenamenti duri, le incomprensioni tra Giorgio e Massimo, i dubbi se affrontare o meno la sfida, sono situazioni già viste in diversi film. Però Ghiaccio è credibile. Convincono le interpretazioni di Vinicio Marchioni, davvero bravo nei panni dell’allenatore; lo è altrettanto Giacomo Ferrara (visto in Suburra film e serie), in quelli di Giorgio. È efficace anche l’ambientazione in una periferia romana che rende bene le difficoltà per un ragazzo di crescere quando si è circondati da malavita e degrado. A fare differenza, anche in quella situazione, può essere solo il rapporto umano sincero, quello di Giorgio con la madre, la fidanzata e, ovviamente, con Massimo. Forse è questa l’unica via di salvezza.
Aldo Artosin
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