New Orleans, 1988. Roy, scagnozzo del boss Stan, cade in una trappola ordita dal suo capo. Avendo ucciso tre dei suoi uomini, deve scappare; si imbatte in Rocky, una giovane prostituta di Orange che scappa insieme a lui. Roy decide di andare a Galveston, in Texas, ma prima la ragazza gli chiede di fermarsi proprio a Orange per regolare conti in sospeso e recuperare una bambina. Arrivati a destinazione, in qualche modo provano a rifarsi una vita ma non potranno evitare la resa dei conti con il proprio passato.

Per il suo quarto film da regista, Mélanie Laurent (attrice francese diventata famosa con Bastardi senza gloria e vista anche, tra gli altri, in Il concerto e Vento di primavera), sceglie di portare sul grande schermo il romanzo di Nic Pizzolatto. Galveston è un crime movie drammatico, in cui non manca l’azione. Siamo dalle parti di territori già esplorati molte volte per film di questo genere: una vita sbagliata, la fuga, la solitudine, il desiderio magari non consapevole di voler cambiare, la resa dei conti finale. Tutto il film si regge sugli sguardi e le movenze di Ben Foster (Hell or High Water) e della lanciatissima Elle Fanning (Un giorno di pioggia a New York) che sono bravi a rendere i tormenti e il senso di sconfitta dei loro personaggi.

Il film ha una buona intensità; peccato si perda un po’ nel finale, troppo spezzettato, che lascia con l’amaro in bocca. La regista non vuole accondiscendere lo spettatore (e questo è un merito) e gira un classico film indipendente con un budget non eccessivo, ma il film non riserva alla fine particolari sorprese. Realizzato nel 2018, Galveston è arrivato al cinema un po’ in sordina in questa estate 2020 così particolare.

Aldo Artosin