Francesco e Pietro sono fratelli, ma si odiano da sempre: l’infanzia ha creato una rivalità acuita in età adulta. Ma un incidente stradale fa perdere la memoria a Pietro, che non riconosce nemmeno il fratello e nemmeno moglie, anzi ex, e figlia; peggio ancora, ormai lui ha un livello mentale di un bambino di 4 anni (oltre tutto poco intelligente…) e deve reimparare tutto da zero. Ma chi se ne può occupare? L’ex moglie, prossima a nuove nozze, si rifiuta decisamente; il fratello minore non vorrebbe, ma è costretto dal Tribunale. Inevitabili equivoci continui, con Pietro che non sa nemmeno cosa significano certi gestacci (il dito medio) e perfino distinguere i sanitari in bagno; figuriamoci a rapportarsi alle donne. Così se Francesco vorrebbe solo continuare la felice vita da sciupafemmine – anche se intrigato dalla bella istruttrice di yoga della porta accanto – e intanto cerca di insegnare al fratello trucchi di seduzione, lui invece si reinnamora della moglie, senza ricordare chi sia, e rivive i primi palpiti amorosi. Le nozze di lei intanto si avvicinano…,Sconclusionata e al tempo prevedibilissima commedia sentimentale con i due “divi” Luca Argentero e Raoul Bova, improbabili “fratelli coltelli”. La trama è scontata e dagli sviluppi facilmente immaginabili; per rafforzarla, la si è disseminata di snodi poco plausibili (Raoul Bova costretto a fare il bambino, a tratti si esprime comunque con espressioni non conseguenti a questa età mentale – quando dice alla figlia “ero un padre assente?” – e ogni tanto ricorda troppo facilmente aspetti di un passato che dovrebbe essere cancellato) e di gag e situazioni che non divertono (il dito medio, l’uso del bidet, il tormentone del “reflusso gastrico” a significare le emozioni che procura l’amore). In una Roma quasi di plastica (ci sono le feste di natale, ma non c’è molto sforzo di non far capire che il film è stato girato in tutt’altro periodo: non si “sente” il freddo), con persone che sembrano venir fuori da una realtà “scritta” ma poco credibile.,Gli attori ce la mettono tutta: e se Bova e Argentero – funzionali al ruolo e carucci quanto basta alle fans – tutto sommato reggono, li surclassano le partner femminili Miriam Leone e Carolina Crescentini, davvero più convincenti. Ma dialoghi e situazioni sono sconfortanti (gli appuntamenti “al buio” di Raoul Bova con una serie di donne al ristorante; la scena di sesso Argentero/Leone, con pesce rosso inopinata vittima del trasporto passionale) e la storia diventa sempre più melensa con il passare dei minuti; favorita da un nuovo marito antipatico e fesso quanto basta per renderlo capro espiatorio di una soluzione da trovare in fretta. Anche alcuni spunti incoraggianti si sprecano: il rapporto tra fratelli che si riscoprono, l’autosufficienza in amore, la seconda occasione di coniugi separati… Tutto buttato lì, senza un equilibrio tra le parti. In cui anche buone intenzioni stridono, con frasi “profonde” («i miei genitori fanno colazione insieme da 40 anni e sono felici»; «abbiamo bisogno di infinito, altrimenti diventiamo pazzi», perfino infilare a forza in un dialogo la Madonna e Gesù) e strizzate d’occhio alla commedia per giovani che va o dovrebbe andare per la maggiore. Un po’ troppo a tavolino, insomma. E con una regia anonima e incolore. Come tv-movie in prima serata faceva un figurone (è il secondo film al cinema dopo Bianca come il latte, rossa come il sangue per la Lux Vide, casa di produzione specializzata in fiction televisiva), al cinema ci si aspetta qualcosa di più pure da una commedia sentimentale che vorrebbe essere semplice e “positiva” e risulta purtroppo stucchevole.,Antonio Autieri,

Fratelli unici
Un incidente rende un uomo con la mente di un bambino; l’odiato fratello minore dovrà prendersene cura.