Valeria Bruni Tedeschi per la sua quinta regia di Forever Young attinge nuovamente al suo passato, questa volta la frequentazione giovanile della prestigiosa scuola teatrale Les Amandiers di Nanterre, guidata dal duo di registi Patrick Chereau (un fantastico Louis Garrel, che dà un’altra ottima prova dopo il Godard del film di Hazanavicious) e Pierre Romans (Micha Lescot).

Per stessa ammissione dell’attrice la storia va intesa più come una libera reinvenzione del passato che un vero e proprio memoir, anche se la protagonista Stella (Nadia Tereszkiewicz) condivide con la regista il background decisamente facoltoso (vive in un’opulenta magione servita da un maggiordomo, ma del resto della famiglia nessuna traccia) che la distingue dai suoi più proletari compagni di corso.

I protagonisti della storia sono una dozzina di giovani attori, ma più ancora le loro passioni strabordanti, che sembrano continuamente abbattere i confini tra palcoscenico e vita reale, perché, come Chereau ripete, sul palco il pubblico vuole vedere la vita e non una finzione. Anche perché nessuno di loro sembra davvero smettere di mettere in scena se stesso a proprio e ad altrui beneficio, in preda ad emozioni preziose per il lavoro teatrale ma altrettanto pericolose da maneggiare e da vivere intensamente.

Stella, che evidentemente ama essere corteggiata, finisce per legarsi in un legame tossico quanto intenso all’ombroso Etienne, problematico, dedito all’eroina e talvolta violento; una delle sue compagne concepisce un’insana passione per il direttore Romans (fino a piazzarsi tutta una notte sul suo zerbino); Franck ha una giovane moglie incinta malata di AIDS ma intanto va a letto con varie compagne di corso, ma anche Chereau sembra interpretare il suo ruolo di mentore in maniera quanto meno originale, tra avance agli studenti, sfuriate furibonde e momenti di intensa partecipazione emotiva. Sono gli anni Ottanta (anche se solo nel finale capiamo di trovarci nel 1986, con le notizie sul disastro di Chernobyl), con tutti gli accessori proverbiali che li rappresentano: sesso droga e rock’n’roll, ma anche la leggerezza un po’ incosciente di un mondo che non conosceva il #me too, il politically correct e il moralismo forzato di oggi, ma iniziava a sentire la sua sete di giovinezza minacciata da AIDS e conti in rosso, e a fare i conti con le conseguenze anche tragiche dei suoi eccessi.

Per Stella e i suoi amici i mesi della scuola saranno momenti di esaltanti scoperte e liberazione (nel programma è prevista anche una esperienza all’Actor’s studio di New York con tanto di esercizi con metodo Stanislavskij ), ma anche di tragiche rese dei conti con la realtà, di dolori, delusioni e maturazione. Non a caso la pièce che Chereau decide di mettere in scena con i ragazzi è Platonov, un’opera giovanile di Cechov, che proprio la gioventù effimera mette in scena. E sarà proprio la prima dell’opera, all’indomani di un lutto terribile, la vera prova di ingresso dei nostri nella vita da attori.

Lo sguardo della Bruni Tedeschi su questi giovani ed esuberanti virgulti, che sono lei stessa ma non solo, è affettuoso e privo di giudizio, anche quando il pubblico forse non ne tratterebbe uno, specie nel rapporto sbilanciato e tossico di Stella con Etienne, di cui subisce con incredibile incoscienza gli abusi, e che a un certo punto la spinge ad abortire senza nemmeno parlarne con il fidanzato (ci ha pensato poi la cronaca a creare un corto circuito non voluto con la realtà, visto che il giovane interprete di Etienne, Sofiane Bennacer, fidanzato della regista, è sotto indagine per stupro ed è stato cancellato dalla lista per i César).

E tuttavia non si riesce ad evitare di voler bene a tutti questi personaggi così imperfetti e incontinenti, a volte perfino irritanti, ma altrettante volte capaci di incredibile generosità. E anche se quel mondo di un certo teatro potrà risultare fin troppo elitario e particolare a una parte del pubblico, Forever Young resta un tributo sincero e affascinante, e con un afflato universale, a quel momento irripetibile della vita degli uomini e delle donne dove tutto sembra possibile e si compiono le più incoscienti quanto essenziali scelte di una vita.

Laura Cotta Ramosino

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