Continua il nostro percorso nel mondo delle serie televisive.
Fleabag (Amazon Prime, 2 stagioni 6×24’)
Creata da Phoebe Waller-Bridge
Con Phoebe Waller-Bridge, Olivia Colman, Bill Paterson
Una giovane ragazza londinese cerca di sopravvivere alla propria vita disastrata e fallimentare confidandosi segretamente con il cameraman che la filma e il pubblico che la guarda da casa…
La serie di cui stiamo per parlare è stato un grande fenomeno del 2019, in grado di aggiudicarsi ben quattro Emmy Awards e due Golden Globe. E infatti, alla visione, si capisce che i premi dati a Fleabag sono meritatissimi: poche volte si è vista una serie comedy con un tale spessore. Tuttavia, la serie necessita di una doverosa e attenta premessa: Fleabag è una serie senza veli e senza peli sulla lingua, cruda ed esplicita soprattutto nel trattare tematiche sessuali. Per questo si raccomanda la visione ad un pubblico che non si scandalizzi facilmente e rigorosamente over 18.
Fleabag (Phoebe Waller-Bridge) è una ragazza di trent’anni che vive a Londra. È la minore di due sorelle, gestisce un bar di sua proprietà e ha una relazione tira e molla col proprio fidanzato storico, che non fatica a rimpiazzare con qualche rapporto occasionale.
Non una vita eccezionale, anzi tutto il contrario: come quella di tanti, la vita di Fleabag è povera di gioie e ricca di banalità, ipocrisie, bassezze, ferite del quotidiano. Soprattutto in famiglia: sua madre è morta da molti anni, il padre (Bill Paterson), freddo e distante, sta per risposarsi con una donna che è il ritratto dell’ipocrisia (Olivia Colman), e sua sorella maggiore (Sian Clifford) è ciò che Fleabag non sarà mai, una perfetta donna di successo, che tuttavia nasconde un matrimonio fallito e una vita infelice. Come se ciò non bastasse la sua migliore amica e comproprietaria del bar si è da poco suicidata per amore e Fleabag ha reagito portando la propria attività sull’orlo del fallimento.
Una serie di problemi che necessiterebbero una presa di posizione, ma che Fleabag non vuole affrontare. Perché farlo quando ci si può sempre ridere sopra? Alla ragazza certo non manca un humor senza filtri e caustico in grado di rivelare tutta l’ironia del quotidiano in modo diretto, anzi direttissimo. Il marchio di fabbrica della serie sono infatti i continui monologhi in camera della protagonista, che si comporta come se fosse costantemente seguita da un cameraman a cui continuamente svela i suoi pensieri e commenti sulle persone che la circondano.
I suoi rapporti amorosi falliscono in continuazione, così come il proprio bar, ma Fleabag scivola sul vuoto di fondo della propria vita con leggerezza, ridendoci su, in una continua auto-narrazione di sé che la tiene lontana dalla realtà. Anche perché pochi intorno a lei riescono a proporre altro. In particolare, i membri della sua famiglia sembrano aver perso il senso delle proprie vite e la capacità di amarsi a vicenda, condividendo ormai solo un rispetto e una educazione ipocrita. Fleabag cerca di romperne le regole in continuazione, perfetta nel ruolo di mina vagante della famiglia che butta in faccia a ognuno il proprio nulla. A un certo punto però le circostanze renderanno evidente il suo di nulla, e le domande in esso implicite: che le cose non muoiano e che qualcuno sia disposto ad amarci nonostante i nostri fallimenti, per smettere magari di alleviare le nostre fatiche fingendo di essere davanti ad una telecamera.
Un prodotto di grande spessore che cresce con il susseguirsi degli episodi, toccando il proprio apice nella seconda stagione. È stata quest’ultima ad aggiudicarsi i premi sopramenzionati, grazie ad una trama ancora più coesa della prima stagione. Fleabag s’innamora qui di un prete e proprio grazie al rapporto con lui vede riaccendersi una luce flebile nella propria vita. I temi trattati crescono in profondità – arrivando all’apice della fede e della verginità – ma sempre con la leggerezza del vero umorismo.
Davvero una serie imperdibile (con le precauzioni viste sopra), che consigliamo a chi ha amato film come Lady Bird e Il piano di Maggie.
Cecilia Leardini