Thriller piuttosto macchinoso e poco coinvolgente. Al centro della vicenda il responsabile del sistema di sicurezza di una banca. Gli rapiscono moglie e figli una banda di cattivi capitanati da Paul Bettany che architetta un piano a dir poco arzigogolato e comprendente tra l’altro, microspie, telecamere e cellulari clonati ai danni della vittima. Fin qui, un thriller della paranoia, una sorta di Grande Fratello in prima persona, con i banditi a sovrapporsi digitalmente sul corpo e sull’identità della vittima. Il problema è il resto: troppe inverosimiglianze troppo palesi per far finta di nulla: il cattivo che entra e esce indisturbato dalla banca e lo stesso che nel caveau si fa trasferire i soldi sul proprio conto non visto da anima viva (le telecamere verranno disattivate molto più tardi); personaggi che scompaiono (il collega rivale di Ford), inseguimenti risolti grazie al collare elettronico del cane, un’improbabile colluttazione finale, una polizia che è semplicemente assente. Al cinema tutto è possibile, soprattutto in un thriller, ma qualsiasi azione deve avere una sua ragione intrinseca, così come devono essere curati tutti i personaggi, anche quelli di contorno, che devono avere un minimo di definizione psicologica. Non basta accumulare oggetti, personaggi (la segretaria; il collega di Ford di cui si perdono le tracce) e problemi (l’allergia del bambino, l’infelice telefonata rivelatrice della moglie) per creare tensione.,Simone Fortunato

Firewall – Accesso negato
Il responsabile della sicurezza di una banca deve cedere di fronte ai rapitori della famiglia: svaligerà la banca per loro.