“Gli ellenisti – scrive l’antropologo Marc Augé nella nuova prefazione al famoso saggio Nonluoghi – ci hanno insegnato che sulla casa greca classica vigilavano due divinità: Estia, dea del focolare insediata nel centro, umbratile e femminino, della casa e Hermes, dio della soglia rivolto verso l'esterno, protettore degli scambi e degli uomini che ne avevano il monopolio. Oggi la televisione e il computer hanno preso il posto del focolare al centro della casa. Hermes si è sostituito a Estia. L'individuo, dal canto suo, è in un certo senso decentrato rispetto a se stesso. Si dota di strumenti che lo pongono in contatto costante con il modo esterno più remoto. I telefoni cellulari sono anche apparecchi fotografici, televisori, computer. L'individuo può così vivere singolarmente in un ambiente intellettuale, musicale o visuale completamente indipendente rispetto al suo ambiente fisico immediato”. E’ di questo decentramento che vorrebbe parlare Feisbum, film scritto e girato in fretta e furia per battere sul tempo Aaron Sorkin (uno dei più grandi sceneggiatori di Hollywood, che sta scrivendo un film sullo stesso argomento) e per cogliere la palla al balzo. La palla (due, se preferite) è quella della moda dilagante di Facebook, ultimo arrivato e meglio affermato tra i social network, che ha scalzato facilmente i vari My Space (nome inquietante, a metà tra Andy Warhol e Adolf Hitler) e Second Life (titolo ancora più sinistro, che rimanda direttamente alle angosce di film come Matrix).,Divisa in otto episodi slegati tra loro, con cinque minuscoli sketch a fare da punteggiatura, questa commedia vorrebbe essere una versione giovanilistica e tecnologica de I mostri di Dino Risi, raccontando vizi e idiosincrasie degli italiani soggiogati dalla rete e dal villaggio globale. Missione fallita: se in quanto a cinismo ci siamo, non c’è traccia di ironia e intelligenza, e ogni episodio ha il respiro corto di una barzelletta stantia che chiunque, in cinque minuti di tempo libero, sarebbe stato capace di inventare. Gli apocalittici, cioè i detrattori, prevalgono sugli integrati (solo due su otto gli episodi in cui emerge il lato umano della rete). Un esercizietto facile facile che non ha rispetto verso quelle che Augé chiama “solitudini digitali” e soprattutto senza gusto e senza fantasia insiste sui prevedibili argomenti: sesso, sesso e ancora sesso (non a caso l’unico episodio divertente è uno sketch di pochi secondi in cui un attore teatrale reclutato sul social network in base al suo curriculum si rivela fantasiosamente inadeguato per girare uno spot pubblicitario).,Degli otto registi molti sono giovani esordienti e qualcuno di loro potrebbe fare carriera. Agli sceneggiatori invece (anche se i ruoli spesso nel film coincidono) consigliamo vivamente di mettersi a studiare.,Raffaele Chiarulli

Feisbum – Il film
In otto episodi e cinque sketch si racconta l’Italia dei Social Network.,