Esterno Notte inizia nel 1978. Le tensioni sociali infiammano l’Italia. Aldo Moro, allora presidente della DC, sta portando a termine il suo disegno politico di compromesso storico con il PCI che avrebbe dovuto appoggiare dall’esterno il governo di Giulio Andreotti. Progetto spezzato il 16 marzo dello stesso anno quando un commando delle Brigate Rosse rapisce lo statista gettando l’Italia nel caos e del dramma umano e politico…
A diciannove anni da Buongiorno, notte, Marco Bellocchio con Esterno notte torna a occuparsi del caso Moro. E lo fa con un progetto articolato e ambizioso, una serie Tv in sei puntate che esce anche al cinema divisa in due parti di circa tre ore l’una (la seconda sarà nelle sale dal 9 giugno). Ogni puntata è dedicata a un personaggio; la prima parte vede protagonisti Aldo Moro, Francesco Cossiga e Papa Paolo VI. Il comune denominatore è l’attenzione all’aspetto umano, ai turbamenti, alle incertezze e ai sensi di colpa dei protagonisti di questa vicenda che ha caratterizzato in modo drammatico la storia italiana. Aldo Moro, impersonato in modo molto convincente da Fabrizio Gifuni (che aveva dato il volto allo statista democristiano anche in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana e poi a teatro) ci viene presentato nella sua quotidianità fatta di riunioni di partito, insegnamenti all’Università e vita di famiglia spezzata dal rapimento. Vediamo Moro preoccuparsi per i figli e il grande affetto per il nipote Luca; lo vediamo in piccoli gesti quotidiani come verificare che il gas sia spento prima di andare a dormire e invitare i figli a lavarsi le mani. E poi il rapporto solido con la moglie Eleonora (Margherita Buy). Molto bravo anche Fausto Russo Alesi nei panni di Francesco Cossiga, allora ministro dell’interno, di cui si vede il dramma per il rapimento dell’amico cui deve tutto; se ne coglie la sofferenza per l’impossibilità di trovare il modo di liberare Moro. Un modo inedito e originale di rappresentare una delle figure politiche chiave di quegli anni. Le paure e le preoccupazioni di Cossiga sono anche quelle di Papa Paolo VI (Toni Servillo, anche in questo caso convincente), ormai molto malato e menomato da un cilicio che sceglie di indossare appena saputo del rapimento, che si tormenta per le sorti di Moro cui lo legava una profonda amicizia.
La figura dello statista aleggia su tutte le puntate. Viene inquadrato mentre porta una croce durante le celebrazioni pasquali perché sarà lui ad essere sacrificato sull’altare di chi non ha voluto o potuto salvarlo. Alcuni snodi del rapimento Moro sono ancora avvolti nel dubbio e nel mistero e questa atmosfera è quella che il regista vuole descrivere. Nel racconto compaiono tutte le figure politiche di quel periodo da Giulio Andreotti a Benigno Zaccagnini, da Enrico Berlinguer a Bettino Craxi, a dire il vero un po’ macchiettistici. Vengono ripercorse tutte le tappe più importanti di quei 55 giorni di rapimento; Bellocchio ci parla di forze dell’ordine infiltrate dalla P2, di veggenti sicuri di sapere dove si trovasse Moro, di depistaggi. Nella prima parte non vediamo l’ostaggio nella sua prigione ma vengono lette le sue lettere così come i comunicati dei brigatisti e si richiede allo spettatore di conoscere i passaggi chiave di tutta la vicenda per seguire bene i diversi snodi. Sono tanti i motivi di grande interesse di queste prime tre puntate di Esterno notte ma per una valutazione complessiva del progetto si deve attendere la seconda parte quando l’attenzione si focalizzerà sui brigatisti, sulla figura di Eleonora Moro e sull’epilogo finale della storia.
Stefano Radice
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