Attraverso le parole stesse dell’artista, conservate in lettere e diari, il documentario Escher – Viaggio nell’infinito ripercorre le ragioni del successo del geniale olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972), i suoi sogni ed incubi, il momento di crisi e il viaggio in Italia, l’amore per sua moglie e la vita famigliare, il processo creativo dietro alle opere, ma soprattutto l’esplorazione del mondo circostante, alla ricerca di una forma che tenga il passo di ciò che viene visto e percepito con grande intensità.
Un documentario in veste pop – come d’altronde è anche il ‘fenomeno Escher’ – con belle musiche e anche effetti visivi che ricreano le visioni dell’artista, grande incisore e grafico (le animazioni sono alle volte un po’ grezze ma comunque efficaci). Con la voce narrante dell’attore inglese Stephen Fry e le riprese in soggettiva, che presentano un punto di vista fresco e originale, è piacevole farsi guidare dalle parole di Escher, tratte dai suoi scritti e dalle sue lettere. La scelta di materiali per questo film di Robin Lutz (sua anche la fotografia) è ricca e non banale.
Si esplorano le origini dei suoi mosaici a incastro, che hanno ispirato scene visionarie anche nel mondo del cinema (basti pensare alle architetture impossibili in Inception di Christopher Nolan, in Labyrinth con David Bowie o persino in Una notte al museo 3). Sono immagini riconoscibili e con molte riproduzioni – tra tovagliette, tatuaggi e gadget che lasciavano perplesso l’artista stesso – che nascono dal fascino per le geometrie naturali e dalla sfida di catturare l’infinito in un foglio di carta. Invece di calcoli complicati, dietro questo lavoro c’è l’atteggiamento di un bambino che non smette di fare il gioco delle associazioni; non altrettanto semplice, però, è incidere pur sapendo che il disegno rimane pieno di limiti rispetto alle proprie visioni.
È interessante conoscere meglio l’uomo, i sogni come i suoi dubbi, non solo attraverso le sue parole ma anche grazie alle interviste ai figli, che rendono il racconto più personale. Figura a metà tra lo scienziato e l’artista, il protagonista del film viene presentato soprattutto come un esploratore, che non smette di cercare un modo per tradurre la meraviglia di ciò che lo circonda in immagine, pur sentendosi inadeguato.
Un bel documentario che racconta con efficacia la vita e la ricerca personale di Escher, riuscendo a rendere emozionante la riflessione sulle sue geometrie iconiche.
Roberta Breda