Dramma storico di un certo interesse e di una discreta fattura. A dirigere è l'inglese Peter Webber, regista del noto La ragazza con l'orecchino di perla (ma anche del mediocre Hannibal – Le origini del male)che confeziona con eleganza una vicenda poco nota o comunque poco raccontata dal cinema. Quella cioè relativa alla ricostruzione del Giappone letteralmente sommerso sotto le macerie delle due bombe atomiche ma anche dei tanti e non sempre necessari bombardamenti a tappeto sulle città nipponiche. Il film prende le mosse su un aereo: vi sono tutti i generali e gli alti ufficiali componenti lo Stato Maggiore degli Stati Uniti. Vi è il generale MacArthur, interpretato con la solita straordinaria adesione al personaggio da Tommy Lee Jones e, poco distante, assorto nei pensieri rivolta alla bella amata e forse perduta per sempre, il generale Bonner Fellers a cui presta il volto Matthew Fox, proprio lui che proprio su un aereo (nel celeberrimo Lost ) ha azzeccato la parte forse della vita. Il dilemma di Fellers è lo stesso del suo capo, MacArthur: che fare dell'imperatore Hirohito? L'opinione pubblica e gran parte della politica statunitense chiedono che venga se non giustiziato almeno imprigionato in quanto responsabile della politica di espansionismo folle dei giapponesi negli anni 40, per non parlare dell'attacco a tradimento di Pearl Harbor. Eppure MacArthur vuole vederci chiaro: troppi sono i rischi legati a un'uscita di scena repentina dell'imperatore (il generale paventa addirittura la possibilità di suicidi di massa) ma è necessario nel contempo fare chiarezza sulle responsabilità oggettive del sovrano giapponese. Incaricherà allora il generale Fellers di effettuare un'indagine sulle presunte colpe dell'imperatore. Efficace nella ricostruzione degli ambienti, il film ha un grosso punto debole nella scontata e narrativamente debole storia d'amore tra il protagonista Fellers e un'insegnante giapponese. Una storia risaputa, raccontata in modo piatto con flashback frequenti e ripetitivi che in qualche modo mina la tensione politica della vicenda. Si trattava, insomma, di un momento cruciale della storia: in poco meno di dieci giorni MacArthur e il suo staff dovevano cercare di capire un Paese diversissimo per usi e mentalità dall'Occidente e al tempo stesso attuare la miglior strategia possibile per ricostruire un Paese con l'aiuto dei nipponici piuttosto che con le sole proprie forze. Tanti interrogativi che agitano i pensieri dei protagonisti che vivono tra l'altro con un certo senso di colpa l'occupazione del suolo militare giapponese: arrivati infatti come liberatori, gli americani a Tokyo si troveranno trattati da semplici occupanti mentre, sullo sfondo, si odono ancora le grida delle centinaia di migliaia di morti inceneriti a Nagasaki e Hiroshima. Film complesso, da un punto di vista storico equidistante tra vincitori e vinti (la produzione con capitali nipponici e occidentali ha sicuramente facilitato questo approccio), segnato da un bel finale in cui il generale MacArthur rompe gli indugi e, al cospetto dell'imperatore, prende una decisione fondamentale per lo scenario politico di allora. Peccato solo per una certa inadeguatezza del protagonista, Matthew Fox, che non sempre riesce a reggere da solo l'intensità della materia trattata e che, al cospetto del grande Tommy Lee Jones, si fa piccolo piccolo, quasi scomparendo.,Simone Fortunato

Emperor
Agosto 1945. Immediatamente dopo la resa incondizionata del Giappone alle Forze Alleate, il generale MacArthur, comandante in capo delle forze americane sul fronte del Pacifico si trova di fronte a un grosso dilemma: accusare o meno di crimini di guerra l'imperatore Hirohito.