Nell’inghilterra di inizo XIX secolo seguiamo un anno, rigorosamente diviso per stagioni, nella vita di Emma Woodhouse. È ricca, ben educata, bella e anche intelligente, ha un solo difetto: la superbia. Vive con il padre in una splendida tenuta, è molto amica del vicino Mr. Knightley e quando la sua dama di compagnia si sposa prende sotto la sua ala protettrice Harriet Smith, una graziosa ma povera ragazza. Emma passa le sue giornate a combinare matrimoni e mandarne a monte altri a suo piacimento, si sente superiore all’amore, finchè anche lei non si innamora.
È impossibile sbagliare un adattamento di Jane Austen, in quanto i romanzi di «colei che fu l’artista più perfetta tra le donne» (Virginia Woolf) hanno un impasto tale di commedia, satira e sentimentalismo nei dialoghi che sono motore dell’azione e che riescono a trasformare il pettegolezzo in arte. L’autrice è stata ampiamente saccheggiata con risultati sempre appassionanti: da Ragione e sentimento con Emma Thompson e Kate Wislet a Orgoglio e preguidizio con Kiera Knightley (rifatto anche in una discutible chiave zombie con Orgoglio e Pregiudizio e zombie) fino al recente e passato inosservato Amori e inganni con Kate Beckinsale diretto da Whit Stillman. Emma è uno dei romanzi più chiaccherati e civettuoli dell’autrice ed era già stato portato sullo schermo nel 1996, con Gwyneth Paltrow nei panni della protagonista.
Questa nuova versione – che esce in Italia direttamente in digitale, grazie alla piattaforma Chili – è l’esordio al lungometraggio della regista cinquantenne Autumn de Wilde, fotografa di band musicali (per i Florence + The Machine e The Decemberists), regista di videoclip e regista di spot di moda (per Prada). Infatti questo film ha l’estetica dello spot di moda, fotografia patinata e un’attenzione maniacale al decor, scene e costumi (di Alexandra Byrne) meravigliosi e curatissimi nei colori pastello e nelle fantasie. Quest’estetica confetto, da casa di bambole, in realtà sta molto bene con la storia di un personaggio così vanitoso: Emma vive in mondo fatto solo di vestiti, dolcetti, decorazioni, acconciature e così via, in cui appunto il pettegolezzo è l’unico interesse nelle giornate quotidiane. Anche la colonna sonora è deliziosa, fatta principalmente di canti tradizionali inglesi, curata da Isobel Waller-Bridge (sorella della creatrice e protagonista della serie Fleebag).
La confezione è insomma ottima ed è ottimo anche il cast, composto ovviamente da attori all-british, su cui spiccano l’immancabile Bill Nighy (I love radio rock, Questione di tempo) nel ruolo del padre di Emma e Mia Goth (La cura dal benessere, Suspiria). La regista dirige molto bene il cast e regala un paio di scene molto raffinate, come quella dell’immancabile ballo e un paio di scene intense come il primo piano finale sul volto di Emma. Perché la vera perla è proprio Emma: Anya Taylor-Joy, già vista in The Witch, Split e Glass, è semplicemente stupenda. È bellissima, di una bellezza troppo curata come fosse una bambola, una bambola che si rivela essere intelligente e che poi scopre di avere dentro al petto un cuore che batte forte.
Alla fine, in fondo, Emma è la storia di una ragazza che deve imparare a lasciare perdere tutti i suoi preconcetti, tutti i suoi piani e stare semplicemente a quello che la realtà ha da offrirle. E questo adattamento racconta bene questa storia.
Riccardo Copreni