In Educazione fisica, la preside di una scuola media convoca i genitori di tre ragazzi nella palestra fatiscente dell’istituto, mettendoli a conoscenza che i loro figli hanno violentato una compagna di classe. Nessuno degli adulti accetta questa dolorosissima verità e anzi si scagliano contro la donna. Un drammatico incidente getterà ancora più nell’abisso i partecipanti alla riunione…

Educazione fisica è la trasposizione cinematografica del testo teatrale La palestra di Giorgio Scianna, che vede alla regia Stefano Cipani (Mio fratello rincorre i dinosauri – Sentieri Del Cinema) e alla sceneggiatura i fratelli D’Innocenzo (Favolacce). Siamo di fronte di fatto a una pièce che vuole mettere in evidenza la deriva morale dei protagonisti, molto diversi per estrazione sociale. Franco (Claudio Santamaria), padre di Cristian, è un ricco agente immobiliare, strafottente e un po’ razzista; Carmen (Raffaella Rea), è la sua amante e madre di Giordano; Rossella (Angela Finocchiaro) e Aldo (Sergio Rubini), sono una coppia umile e non benestante, oltreché genitori del figlio adottivo Arsan. E poi c’è Diana, la preside (Giovanna Mezzogiorno). Cipani e i D’Innocenzo vogliono rappresentare lo squallore di genitori che non vogliono accettare il reato commesso dai figli, fino ad arrivare a dire che in fondo la ragazza se l’è cercata. Inizialmente non sono sconvolti e sembrano non provare sensi di colpa per l’accaduto. Accusano la preside di volerli giudicare come genitori e di volerli processare. Malgrado vedano il video dello stupro, arrivano a minacciare fisicamente Diana, causando un incidente irrimediabile che pone un nuovo interrogativo: come uscire da questa situazione? Chi è disposto ad assumersene la responsabilità?

Educazione fisica rimanda senza dubbio a Carnage di Roman Polanski e anche a I nostri ragazzi di Ivano Di Matteo ma non ne ha la stessa forza e incisività. Lo spunto del film è sicuramente interessante ma seguendo la storia si ha l’impressione di assistere a una messa in scena che non convince del tutto e non decolla mai veramente per dramma e intensità. Forse a causa anche di un cast non bene assemblato. Angela Finocchiaro, sempre bravissima, non riesce questa volta a calarsi con convinzione nei panni drammatici di Rossella. È l’unica ad avere un sussulto e a riconoscere che il figlio è un mostro; ci si aspetta quindi un’evoluzione del suo personaggio che invece finisce per scagliarsi con rabbia ulteriore contro Diana. Anche Giovanna Mezzogiorno non rende al meglio la preside, una donna trattenuta, sempre sul punto di esplodere e animata da un senso di giustizia che rischia quasi di essere controproducente per la ragazza violentata. Decisamente più in parte, invece, sono Sergio Rubini e Claudio Santamaria che lentamente occupano la scena. Il film ha costantemente i toni del thriller e lentamente sembra virare verso l’horror, senza però avere il coraggio di compiere con decisione questa scelta. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Stefano Radice

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