Sabina Guzzanti realizza Draquila, un documentario inchiesta sull’interevento statale dopo il terremoto in Abruzzo, girandolo direttamente nelle zone devastate. Come è sua abitudine, la figlia dell’On. Paolo Guzzanti ci va giù pesante nelle critiche al Governo, alle alte cariche dello Stato, al Presidente del Consiglio (che pronuncia sempre, alla dialettale, “Berlushconi”) e all’opposizione. ,PLa Guzzanti non fa sconti a nessuno, criticando pesantemente l’intervento dei militari nella gestione dei campi per i terremotati, gli sgomberi forzati, i trasferimenti negli alberghi del litorale adriatico, i modelli delle case prefabbricate e così via. Ma il principale oggetto del film è la gestione della Protezione Civile e il progressivo allargarsi delle sue aree di intervento: nata per rispondere alle emergenze e alle catastrofi naturali, la Protezione Civile agisce in deroga alle leggi e ai regolamenti (come è lecito aspettarsi in questi casi), ma col passare degli anni e grazie una serie di poco conosciuti decreti, si è vista attribuire anche la gestione dei Grandi Eventi (dall’organizzazione dei vertici internazionali come il G8 ai viaggi italiani del Papa) e, nel caso del terremoto in Abruzzo, anche la costruzione dei nuovi insediamenti abitativi, a totale discapito della sistemazione degli edifici lesionati. In questa totale autonomia (la Protezione Civile risponde solo alla Presidenza del Consiglio), la Guzzanti vede (oltre agli scandali sulla ricostruzione documentati dalle agghiaccianti intercettazioni) uno strisciante inizio dittatoriale, la prova generale della manovrabilità totale degli italiani, che avviene nell’acquiescenza di tutti (chi osa criticare i soccorsi?), non esclusa l’opposizione, raffigurata emblematicamente nel film con la tenda/sede del PD all’Aquila, sempre desolatamente vuota. Interrogativi inquietanti e legittimi, specie quando posti dagli abitanti dell’Aquila, e che meriterebbero approfondimenti, discussioni e anche le riposte di chi conta, invece di assenze più o meno sdegnate. Ma la Guzzanti, il cui riferimento è evidentemente Michael Moore, cerca di trasformare quella che potrebbe essere un’interessantissima inchiesta alla “Report” della Gabanelli, in uno show livoroso di cui essere mattatrice, mettendoci dentro di tutto, dai lapsus di Berlusconi alle presunte confidenze di Ciancimino, le caricature, gli effetti sonori e lei stessa che cerca di convincere le vecchiette. Così, alla fine, Draquila, più che un film, sembra un lungo servizio de “Le iene”, e neanche girato tanto bene. Ma, ammettiamolo, le inquietudini restano.,Bepope Musicco,

Draquila
Un viaggio nei luoghi del terremoto, tra gli sfollati e le contraddizioni della gestione dell'emergenza e della ricostruzione.