Tratto da una serie di libri per bambini di Cressida Cowell (scrittrice scozzese cresciuta su un’isoletta del mare del nord pare non molto più civilizzata della sperduta Berk), il nuovo film 3D della Dreamworks sceglie la via, anziché dell’adattamento, del vero e proprio prequel. Se nelle opere della Cowell, infatti, era messo in scena un mondo fantastico in cui vichinghi e draghi vivono insieme, qui i due “popoli” sono ancora impegnati in una guerra aperta per la sopravvivenza. Il protagonista, l’adolescente imbranato anche se intelligente Hiccup detto Hic, ha in comune con un altro personaggio della DreamWorks, il panda Po, grandi aspirazioni (diventare un guerriero ammazza draghi) unite con un fisico e un carattere apparentemente inadatto per realizzarle, come pure un rapporto difficile con un padre (il capo villaggio Stoik l’Immenso, che lo considera la peggior disgrazia che poteva capitargli e non se lo fila per niente). La svolta per Hic arriva con l’incontro con un drago di una specie rarissima, la Furia Buia, così pericolosa che nessuno è mai sopravvissuto per descriverla, ma che agli spettatori si presenta come un incrocio adorabile tra un felino, un pipistrello e un rettile.

Il drago per i vichinghi è da generazioni il nemico assoluto, ma il giovane scopre ben presto che è troppo simile a se stesso (nell’essere spaventato e solo) per trovare il coraggio di ucciderlo. Da quello che potrebbe essere considerato un gesto di vigliaccheria nasce invece un’amicizia destinato a cambiare la vita dei due protagonisti ma anche delle rispettive specie.,La conoscenza del drago, a cui Hic con le sue intuizioni “tecniche” restituisce la capacità di volare (offrendo nel contempo a se stesso la possibilità di farlo insieme a lui), trasforma infatti il ragazzino dalla pecora nera nell’allenamento anti-draghi nel primo della classe, scatenando la gelosia di Astrid, una fanciulla oggetto dell’amore di Hic ma anche fiera lottatrice che non tollera secondi posti.

Il racconto riprende con sensibilità e ritmo un topos classico della narrativa per ragazzi (l’impegnativa amicizia uomo-animale, che ha avuto nel passato declinazioni tragiche come ne Il cucciolo ma anche profonde e costruttive, come ne Il piccolo principe, cui viene da pensare per le scene di “addomesticamento” tra i due) e riesce nella sua seconda parte a raggiungere toni epici-avventurosi. L’alleanza tra Hic e Sdentato (questo nome un po’ ossimorico dato al suo amico alato), inizialmente vista dai vichinghi come un tradimento, si dimostra la chiave per dare la libertà non solo a loro ma anche al variegato popolo dei draghi in un grande scontro finale che mette in gioco la lealtà di uomini e bestie e la capacità di accettazione reciproca di tutti.

Come per molti versi hanno già dimostrato le avventure di Harry Potter e compagni (ma anche quest’anno anche Percy Jackson), il fantasy, se affidato nelle mani giuste, è diventato ormai lo spazio migliore (se non quasi l’unico) per raccontare la crescita, il viaggio verso il mondo adulto, in termini costruttivi ed avvincenti, ma anche per affrontare temi morali importanti, come del resto aveva già fatto Il signore degli anelli per generazioni di lettori prima di approdare al cinema. Che la vittoria finale di draghi e vichinghi sul “tiranno” che opprime entrambi avvenga a prezzo di un sacrificio anche “fisico” dell’eroe (che lo avvicina al suo drago), si inserisce perfettamente nella tradizione nordica che il film manipola con abilità, ma è anche un delicato accenno alle possibilità di realizzazione che attendono chiunque, anche chi parte apparentemente menomato o svantaggiato. Il film sfrutta al massimo le potenzialità del 3D per offrire straordinario coinvolgimento nei voli di Hic e poi dei suoi amici in groppa alle creature e si sbizzarrisce con felice invenzione e con uno spirito che mescola umorismo e meraviglia nel creare le differenti specie di draghi volanti (di cui esiste apposito manuale) come pure nel tratteggiare i vichinghi, sempre in riuscito equilibrio tra eroismo e comicità.

Laura Cotta Ramosino