Terzo e, apparentemente, conclusivo capitolo della trilogia tratta dai romanzi di Cressida Cowell, questo Dragon Trainer riprende e amplia i temi dei capitoli precedenti che, attraverso un racconto fantastico, erano riusciti a parlare con delicatezza e profondità di famiglia e amicizia, di handicap (sia Hiccup – nell’originale interpretato da Jay Baruchel – che Sdentato sono le guide della loro “gente” pur essendo menomati), lealtà e destino. Se la sfida che affrontano i vichinghi in groppa ai loro draghi non sembra particolarmente nuova (un gruppo di signori della guerra vuole catturare i draghi per farne uno strumento bellico e assolda uno spietato cacciatore per sconfiggere i nostri), Dean DeBois (regista e sceneggiatore) usa questa circostanza per affrontare il tema del rapporto tra amore e libertà, che porta con sé, inevitabilmente, la possibilità della perdita, assoluta, come quella della morte, ma anche relativa, quando si tratta di lasciar andare al momento opportuno quelli a cui si vuole bene.

L’altro elemento di novità è l’entrata in scena di una Furia Chiara, la femmina di drago che suscita immediatamente l’interesse di Sdentato, la Furia Buia e maschio alfa di tutti i draghi di Berk. Il complesso, buffo e poetico corteggiamento tra i due draghi occupa nella storia quasi più di quello, forse ancora più impacciato, tra Hiccup e la sua amica Astrid, ma è anche l’elemento scatenante dell’inevitabile evoluzione del rapporto tra i due amici. Hiccup, che ha ereditato il ruolo di capo dal padre defunto, nonostante il suo coraggio e la sua inventiva non è ancora in fondo convinto del suo valore senza il fondamentale apporto del suo drago. Eppure, con un gesto di incredibile generosità, non solo lascia libero il suo amico di seguire il suo vero destino, ma glielo rende possibile regalandogli quel pezzo di coda che gli permette di volare da solo, lontano da lui… Con conseguenze imprevedibili.

Se questo rapporto commovente (memore di una lunga tradizione letteraria americana sul rapporto uomo-animale) è il cuore profondo della storia, non meno lo è la lotta dei vichinghi di Berk per difendere il loro “stile di vita”, una minaccia in quanto tale per un mondo che sembra non concepire la possibilità di una coesistenza pacifica tra uomini e draghi. Un’utopia destinata, forse, a realizzarsi solo oltre i confini del mondo, dove si favoleggia ci sia il Mondo Nascosto da dove tutti i draghi provengono. In questo Dragon Trainer ha il coraggio dell’idealismo nell’azione e del realismo nell’esito, che segna una dolorosa consapevolezza che è anche l’ultimo passo verso l’età adulta per i suoi protagonisti.

La “pellicola”, però, non si fa mancare, oltre a momenti di azione fluidi e spettacolari splendidamente resi dalla computer grafica, anche numerosi siparietti comici, garantiti dalla presenza dei personaggi di contorno, dai gemelli Testa di Tufo e Testabruta al consigliere Skaracchio, e una delicata linea sentimentale degna delle migliori commedie romantiche. Inutile dire che da questo punto di vista, però, il tifo è tutto per Sdentato e i suoi maldestri tentativi di conquistare la sua compagna, tra balletti improvvisati, disegni sulla spiaggia e voli sopra le nubi in mezzo alla tempesta. L’incredibile fantasia visiva dedicata al mondo dei draghi e alle loro particolarità resta anche qui il segno distintivo di una serie fantasy tra le migliori prodotte dal cinema negli ultimi anni.

Laura Cotta Ramosino