Ultimo, pessimo film di Dario Argento che da anni ormai (almeno da Opera, fine anni 80) sembra aver perso totalmente la mano nel dirigere. In questo caso la rilettura di uno dei personaggi più fortunati nella galassia horror è molto discutibile. E proprio dal punto di vista visivo, campo in cui Argento spesso ha dato prova di un indiscutibile talento. In Dracula 3D, invece, sono davanti agli occhi di tutti la povertà di una coproduzione italo-franco-spagnola dal budget esiguo e che pure ha avuto l'onore di apparire fuori concorso al Festival di Cannes 2012. Al di là di alcuni effetti speciali davvero inguardabili (le varie trasformazioni di Dracula in animali, in primis quella in insetto) colpisce il carattere fittizio dell'intera messinscena: fondali dipinti digitalmente e evidentemente irreali, la ricostruzione assai approssimativa di una stazione ferroviaria. Persino il castello – questo sì reale – in cui è ambientata gran parte della vicenda appare molto modesto, come se si volesse andare al risparmio. Vero che Argento cerca una riproposizione del mito di Dracula riferendosi a un immaginario anni 20 e alcune sequenze, specie quelle nei vicoli del villaggio ma anche l'arrivo del treno alla stazione, tradiscono evidenti richiami all'Espressionismo tedesco. Ma sono squarci che solo il cinefilo e il fan più accanito di Argento, probabilmente, potranno cogliere e gustare. Il resto, la maggior parte del film è di scarso interesse e di fattura mediocre: la fotografia molto marcata di Luciano Tovoli è di certo appariscente e anche il 3D è su livelli più che accettabili ma sono tantissimi i momenti di basso cinema. La sceneggiatura (dello stesso Argento con la collaborazione di Enrique Cerezo, Stefano Piani e dell'esperto Antonio Tentori) cura pochissimo la psicologia dei personaggi e non fa luce mai sul loro passato, spiega poco e gli snodi narrativi sono prevedibili. E i dialoghi, anche per colpa del solito doppiaggio imbarazzante di Asia Argento, non si possono sentire. La regia di Argento non si distanzia troppo dagli ultimi inguardabili La terza madre e Giallo: mai un tentativo di fare suspense ma tante, troppe autocitazioni gratuite. L'occhio trafitto di tanti film argentiani, il nudo insistito di Asia in una sequenza che non avrebbe sfigurato in un decamerotico degli anni 70. Anche gli attori purtroppo vanno malissimo: Thomas Kretschmann non ha carisma e nemmeno dialoghi per risultare credibile nei panni di Dracula; Rutger Hauer, nei panni di Van Helsing, regala la solita interpretazione svogliata a cui ci ha abituati negli ultimi anni e i caratteristi non incidono mai. Non mancano i nudi: di Asia che già si era spogliata abbondantemente in diversi precedenti film del padre e di Miriam Giovanelli che (s)veste i panni di una demonietta. Per un attimo, un po' per le tante sequenze al chiuso, un po' per la fotografia patinata, un po' per i dialoghi imbarazzanti recitati in modo meccanico e mnemonico, pare di assistere all'ultimo film di Mario Salieri, regista porno dalle velleità artistiche, il Luchino Visconti della zona pubica. Ma è solo per un attimo: la triste realtà è che Argento è riuscito a fare peggio. Ancora.,Simone Fortunato