All’inizio degli anni Sessanta, Alice e Céline sono due casalinghe legate da amicizia e rapporti di buon vicinato. Abitano in due villette a schiera gemelle e i loro figli giocano sempre insieme. Un giorno, Alice assiste impotente alla morte di Maxime, il figlio di Céline. Da quel momento l’armonia si spezza e nessuna delle due donne si dà pace: e se Alice non avesse fatto il possibile per soccorrere il bambino? E se Céline meditasse vendetta?
Il regista belga Olivier Masset-Depasse, già autore del dramma Illégal (2010), firma un noir a tinte drammatiche e con due protagoniste femminili: realizzato nel 2018 e vincitore di 9 premi Magritte – gli Awards del Belgio – viene ora distribuito in Italia. La presenza del doppio è quasi maniacale: due donne, due figli e due famiglie vivono in una bifamiliare. Le case sarebbero identiche, se non fosse per una lieve differenza che sembra suggerire visivamente uno squilibrio in agguato. Il riferimento cinematografico va subito a Hitchcock, per la scelta del genere, delle ambientazioni e persino del look delle protagoniste: si tratta di un richiamo non solo voluto, ma anche curato nei dettagli. Come nelle pellicole del Maestro del brivido, anche Doppio sospetto si indirizza verso un finale provocante e pronto a stravolgere le aspettative. Rendere attuale un racconto e un omaggio cinematografico simile, nel presente, non è facile. Il film di Depasse deve la propria forza soprattutto alle ottime interpretazioni di Veerle Baetens (già in Alabama Monroe – Una storia d’amore) e di Anne Coesens, capaci di alimentare un clima di sospetto e paranoia crescente. Ma l’operazione diventa troppo di maniera, con svolte tanto sensazionali quanto survoltate. L’ambientazione stessa, negli Anni Sessanta, non consente di prendersi qualche rischio in più: le case di provincia, gli arredi e i giardinetti curati, le casalinghe in tenute impeccabili sono ormai l’immagine classicissima di esistenze equilibrate solo all’apparenza; una scelta simile, ad esempio, è stata fatta di recente anche nella commedia grottesca Suburbicon (2017), diretta da George Clooney e scritta dai fratelli Cohen.
Il rischio del thriller belga è allora di allontanarsi troppo dal realismo del dramma, con feste o cocktail che diventano stranianti, quando si è da poco consumata una tragedia; e quel lutto fondamentale quasi va fuori scena, mentre il sospetto si trasforma in un sentimento a tutto campo.
Roberta Breda