Le liceali Mariagrazia, Chiara e Letizia sono amiche inseparabili e con una caratteristica in comune: essere sovrappeso e soffrirne parecchio. Più per giudizi e ironie altrui: fosse per loro, mangiare tanto, di continuo, le cose più buone e caloriche non sarebbe un problema; e anche scherzare con autoironia sulle rispettive linee. Ma tutte hanno contingenze che aggravano la questione: Chiara dialoga in chat con un bel ragazzo e rinvia sempre il momento di svelare la sua vera immagine, Letizia ha una bellissima voce ma si vergogna di farsi vedere mentre canta e tanto meno a farlo per un pubblico, Mariagrazia ha invece il problema di una madre ex campionessa che ora allena una squadra di nuoto sincronizzato guidata dalla compagna di classe più insopportabile (e stravede per lei, scatenando la gelosia della figlia), e che vuole costringerla a fare almeno un corso di aquagym, cui lei trascina anche le amiche per solidarietà. I problemi già non mancano, insomma, per le tre ragazze, ma le cose precipitano quando un loro video imbarazzante viene messo in circolazione dalle odiose coetanee. Il desiderio di rivalsa e quello di vendetta si salderanno, prendendo come obiettivo – e come alleata “obbligata” – la loro nemica Alice.

Francesco Ghiaccio, all’opera seconda – anche questa volta scritta insieme a Marco D’Amore, l’attore noto per la serie tv Gomorra che qui decide di non esserci – cambia decisamente registro: dopo il tema civile del debutto Un posto sicuro (che parlava di malattie causate da comportamenti criminosi di un’azienda e della battaglia di una comunità per avere giustizia) a una commedia adolescenziale inconsueta per il panorama italiano. Che un po’ fa il verso a quelle americane, da college squinternato, e un po’ se ne differenzia con il ricorso alle sensibilità di un autore nostrano. Il tentativo è lodevole, e in qualche spunto interessante: di rispetto per gli altri e per sé stesse, di pregiudizi, di pesanti ironie sull’aspetto fisico e di difficili relazioni adolescenziali è sempre interessante che un film ne tratti; anche solo per variare i temi della produzione nazionale. Oltre tutto l’amicizia, se ben raccontata, è un motore narrativo fortissimo. Ma qui i difetti appesantiscono da subito l’operazione: le tre interpreti sovrappeso sono tanto simpatiche quanto poco messe in condizione di mostrare se hanno talento (emerge a tratti solo Giulia Fiorellino, che interpreta Letizia, anche per la bella voce quando canta), e così pure la rivale Alice; i dialoghi sono poco curati, e non per il tentativo di far parlare le ragazze come parlano davvero ma per debolezza intrinseca; gli adulti, pur con le facce note di Valeria Solarino e Vinicio Marchioni, non sono ben descritti. E la storia ha un arco narrativo che più prevedibile non si può, tra il cimento dell’impresa (che lascia perplessi fin dall’inizio) e le consuete goffaggini, i litigi e le riappacificazioni, i colpi di scena cui bisogna fingere di credere, fino a un finale in gloria. Soprattutto il rapporto che evolve tra le tre “extra large” e la sottilissima Alice è mal gestito: si passa dall’ostilità agli abbracci troppo velocemente. Anche se certo fa simpatia e può risultare edificante – come sempre in questi casi – un’evoluzione simile di giovanissimi.

Dolcissime, presentato al Festival Giffoni 2019, si può vedere, e qualche ragazza vi troverà qualche punto di contatto con il proprio vissuto. Ma dal momento che di film simili se ne fanno pochi, sarebbe stato un colpaccio se fosse stato anche un bel film. Cosa che, ahinoi, decisamente non è.

Antonio Autieri