Il meglio che si può dire di questa pellicola è che non deluderà quelli (e non sono pochi visti gli ascolti del funerale allora trasmesso in mondovisione) che alla soap opera della principessa triste e sfortunata, così come ammannita per anni da rotocalchi, televisioni, biografie più o meno scandalistiche, si sono appassionati fino a sdilinquirsi davanti a Elton John che cantava Candle in the wind nella cattedrale di Westminster.,Per il resto del pubblico, nonostante l’onesto impegno di Naomi Watts e Neveen Andrews nei ruoli della principessa e del cardiochirurgo che le rubò il cuore alla vigilia del divorzio con Carlo e della rottura con la famiglia reale, il film è un succedersi fastidioso di situazioni che ricordano i peggiori romanzi rosa, con una Diana quarantenne che ha le fantasie sentimentali di una sedicenne ed è vittima di un colpo di fulmine per il dottore che “salva la vita alle persone”, si inventa scuse improbabili per frequentare l’ospedale (tanto una qualche causa benefica la può sempre trovare, visto che passa il tempo a dire che vuole aiutare la gente) e lo invita a cena facendosi preparare in anticipo la pasta dalla migliore amica. Salvo che poi ovviamente il dottore non è affatto salutista, chiede (e ottiene) un hamburger, fuma e non disdegna di guardare la partita in tv anche se si trova a Kensington Palace e per le mani ha un vino di migliaia di sterline anziché la proverbiale birra.,Il regista Hirschbiegel, che qualche anno fa aveva firmato un affascinante affresco collettivo sugli ultimi giorni di vita di Hitler e dei suoi fedelissimi nel bunker ne La caduta, qui è costretto da una sceneggiatura spesso melensa, che solo molto raramente si illumina di quell’ironia che le sarebbe stata necessaria, a stringere la telecamera quasi ossessivamente sulla coppia clandestina, sugli incontri rubati del monolocale del dottore, sulle uscite in parrucca scura di Diana, sulle fughe in campagna. I momenti privati (che Diana sembra vivere solo con Hasnat, con un’amica o la sua agopunturista-guida spirituale, mentre l’assenza della famiglia reale, anche dei figli di cui la principessa si ricorda un po’ a singhiozzo è, pare, voluta) si alternano alla vita pubblica, fatta di inaugurazioni, discorsi, fughe dai fotografi e, da un certo punto in poi, dell’impegno umanitario di Diana.,Quest’ultima sezione si affolla di cliché riproposti senza la mediazione consapevole che pure inizialmente il film lasciava intuire: Diana, senza trucco e parrucco, che prepara davanti allo specchio la celebre intervista alla BBC in cui parlava dei tradimenti del marito, dimostra come la principessa fosse assai meno sprovveduta e vittima dei media di come poi la pellicola ce la mostra.,Alla fine, come l’obbligo del genere e la cronaca impongono, il grande amore non è destinato a trionfare: la famiglia pakistana giustamente dubita della possibilità di una vita tranquilla avendo come nuora la “donna più famosa e amata del mondo”, il dottore ha a cuore la sua privacy e la principessa finisce con Dody Al-Fayed nel tunnel dell’Alma…,Inevitabile il confronto tra un’operazione come questa, non molto diversa in realtà dalle molte storie scandalistiche da cui pure dichiara di scostarsi, e un capolavoro come The Queen di Stephen Frears, che metteva in scena la settimana successiva alla morte di Diana e all’impatto mediatico sulla monarchia e il neoeletto primo ministro Blair. Il risultato è impietoso non solo sotto il profilo artistico, ma anche per la statura umana delle due protagoniste: tra la regina ligia al dovere e decisa a difendere emozioni e privacy dall’invadenza dei media e della gente comune, e la principessa romantica e piagnucolosa che vuole il jet privato ma anche la privacy sentimentale, non si fatica a scegliere…,Laura Cotta Ramosino

Diana – La storia segreta di Lady D
La storia d’amore segreta tra la principessa Diana e il chirurgo pakistano Hasnat, che illuminò gli ultimi anni della principessa prima della sua morte tragica…