Il fumetto del criminale mascherato, inventato dalle sorelle Giussani negli anni 60 per svagare i pendolari che prendevano il treno verso Milano, arriva sul grande schermo (per la seconda volta, dopo quello del 1968 diretto da Lamberto Bava) .
I fratelli Manetti (già autori di riuscitissime operazioni simili con Song’e Napule e Ammore e malavita) hanno optato per una ricostruzione filologicamente aderente al racconto del fumetto, come testo e immagine. Ne esce un film particolare, a suo modo “manierista”, che forse appassionerà i vecchi lettori, ma non si sa quanto potrebbe interessare anche i più giovani.
Il film prende spunto dal volume n.3 della collana, quello in cui Diabolik (nel film, Luca Marinelli) incontra per la prima volta Eva Kant (Miriam Leone). Il bandito vive ancora sotto mentite spoglie con la moglie (Serena Rossi) nell’immaginaria nazione di Clerville; i suoi colpi, sempre riusciti, fanno sì che sia il principale obiettivo dell’ispettore della polizia Ginko (Valerio Mastandrea). Diabolik fugge sempre a bordo di una bella e velocissima Jaguar E-Type, inutilmente inseguito dalle Lancia della polizia e dalla Citroen DS di Ginko.
L’arrivo a Clerville dal Sudafrica della nobildonna e vedova Eva Kant, che porta con sé un anello con un preziosissimo diamante rosa, mette in agitazione tutta la buona società locale, in particolare il perfido procuratore Caron (Alessandro Roja), che mira a fidanzarsi con la bella Lady Eva. Ma anche Diabolik ha messo gli occhi sul diamante, e l’incontro con Eva sarà la scintilla che convincerà entrambi a mettersi insieme e progettare un altro audacissimo colpo.
Tutta l’ambientazione è una un’attenta ricostruzione in stile anni 60, dagli ambienti, agli arredi alle auto ai vestiti; anche l’uso dello “split screen” per dividere in riquadri le scene più d’azione risponde a una logica di rifare alla maniera di qui tempi; ma proprio l’azione (contrariamente ad altri film dei Manetti) risulta spesso lenta e prevedibile, minando la tensione che sarebbe necessaria a un thriller di questo tipo. Non che gli attori non si impegnino: Miriam Leone è perfetta nel rappresentare la spregiudicatezza e la determinazione di Eva Kant, mentre Marinelli (che, diciamolo, non ha proprio il naso di Diabolik) si trasforma in un personaggio freddo e spietato, misuratissimo nei movimenti e attento a calibrare ogni sua azione. Così pure Mastandrea e e gli altri personaggi di contorno, tra cui spiccano certamente anche Roja, Roberto Citran e Serena Autieri. Ma se la “crime story” all’italiana, grazie a questo adattamento e all’interpretazione dei protagonisti, vorrebbe essere un tributo di gran livello a un fumetto decisamente popolare (che magari non ha mai brillato per la raffinatezza del disegno o per la particolare costruzione delle storie, ma che ha avuto un indubbio successo tra lettori di tutte le età) ma resta un prodotto poco coinvolgente, dai dialoghi semplicistici, nel quale anche i momenti che dovrebbero tenere gli spettatori inchiodati alla sedia risultano tutt’altro che appassionanti.
Di Diabolik sono già previste altre due avventure, nelle quali però Marinelli verrà sostituito dall’italo-canadese Giacomo Giannotti (visto in Grey’s Anatomy).
Beppe Musicco
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