Horror deludente, che spreca nella seconda parte qualche buona intuizione. Si inizia più dalle parti della fantascienza che dall’horror di vampiri tradizionale. Uno scienziato ematologo (Ethan Hawke, per certi versi una brutta copia del protagonista di Gattaca) cerca in tutti i modi di sintetizzare in laboratorio un sostituto del sangue per i vampiri sempre più assetati e sempre meno in salute. Anzi: da qualche mese uno strano mutamento sta contagiando la popolazione dei vampiri riducendoli a pazzi mostri senza più coscienza. A un certo punto l’incontro con l’unico vampiro ritornato miracolosamente umano, cambia le carte in tavola. Messo in cantiere nel lontano 2007 e realizzato quasi tre anni dopo per problemi di budget, Daybreakers ha due gravi problemi difficili da mandare giù anche per il fan più sfegatato del cinema horror. Un problema, grave, di sceneggiatura, che abbozza male il personaggio di Willem Defoe e di Claudia Karvan, tratta peggio Sam Neill, assolutamente libero di gigioneggiare, e liquida in poche sequenza la “svolta” che dovrebbe essere fondamentale per i l film. In seconda battuta, la regia dei fratelli Spierig non brilla né per efficacia della messinscena (anche se bisogna riconoscere che il tratteggio dai toni apocalittici dell’umanità vampirizzata allo sbando funziona) né tanto meno per scelte registiche banali che sanno di già visto: si veda da questo punto di vista come il film va a chiudere, nel modo più ovvio possibile. Sulla carta il film, anche per il cast notevole, ambiva a sganciarsi dal filone trito e ritrito dell’horror di vampiri delle ultime stagioni, magari guardando proprio a quel John Carpenter che ha consacrato davanti al grande pubblico il binomio fantascienza e horror. In concreto, però, Carpenter è lontanissimo così come senza andare neanche troppo lontani, l’horror tecnico e impietoso di Eli Roth., ,Simone Fortunato,