È stata un’edizione molto “napoletana” e meridionale, la 62ma edizione dei David di Donatello. Sono stati molti, infatti, i film ambientati o realizzati a Napoli o al Sud tra quelli premiati. E in assoluto, numerosi i film premiati, non essendoci stato nessun effetto “trascinamento” di premi verso uno o due razziatori di statuette: la giuria dell’Accademia del cinema italiano si è distribuita su parecchi titoli. Sicuramente il trionfatore, per i 5 premi vinti e per aver portato a casa il premio al miglior film, è Ammore e malavita dei Manetti Bros., ambientato appunto a Napoli e prodotto da Carlo Macchitella e dagli stessi fratelli Manetti con Rai Cinema; gli altri premi, a Claudia Gerini come attrice non protagonista, a Pivio & Aldo De Scalzi per le musiche, e poi per la miglior canzone e per i costumi. Sono andati 4 premi a Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli (sceneggiatura originale e tre premi “tecnici”: da non snobbare, perché sono il segno della qualità anche di confezione di un film, in cui tanti prodotti italiani stanno ormai crescendo). Due premi a A Ciambra di Jonas Carpignano, tra cui quello per la miglior regia al giovane autore italoamericano, al film di animazione Gatta Cenerentola (al miglior produttore, assegnato a Luciano Stella e Maria Carolina Terzi per Mad Entertainment e a Rai Cinema, e per gli effetti digitali alla stessa factory napoletana Mad), a Napoli velata di Ferzan Ozpetek (fotografia e scenografia) e due anche al sottovalutatissimo Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, che però partiva da sole tre nomination e che ha fatto vincere un meritatissimo premio a Giuliano Montaldo come attore non protagonista; l’altro premio, significativo, è il David Giovani assegnato da 6000 studenti delle scuole italiane. Per la storia che racconta, ci sembra un bellissimo premio. Tra gli altri riconoscimenti, a Jasmine Trinca (Fortunata) e Renato Carpentieri (La tenerezza) come migliori attori protagonisti, a Donato Carrisi come miglior regista esordiente per La ragazza nella nebbia.
A margine di una serata – anche televisiva – troppo lunga ma apprezzabile (non fuori luogo, anzi di gran classe, i premiati stranieri Steven Spielberg e Diane Keaton, con i loro bellissimi aneddoti da grande cinema del passato), si può dire che i premi siano complessivamente ben assegnati. Detto che l’anno scorso il nostro preferito – e anche dei nostri lettori, a giudicare da tanti commenti negli ultimi mesi – era Tutto quello che vuoi, a ruota nelle nostre preferenze c’era proprio Ammore e malavita e poi Nico, 1988 e Gatta Cenerentola… Quindi non possiamo lamentarci affatto. E apprezzabile che, tra gli esordienti, stavolta si sia premiato il merito assoluto e non le “buone intenzioni” di registi con meno mezzi ma anche meno talento di uno scrittore già di successo – e quindi, temevamo, non premiabile… – come Carrisi, oltre tutto prodotto da una casa importante come Colorado Film. A volte questi elementi, stranamente, danneggiano invece che aiutare. Stavolta per fortuna no. Anche il quartetto di attori è perfetto, tra quelli candidati sono a nostro avviso i migliori. Ma soprattutto ci preme sottolineare che in un’annata di cinema italiano considerata orribile da tutti o quasi, la qualità di candidati e vincitori era invece molto buona. Il problema, nel 2017, sono stati gli incassi molto al di sotto del solito. Ma la varietà di generi e di stili dei film migliori fa pensare a due elementi poco considerati nelle analisi, oltre alla evidente mancanza di alcuni “blockbuster comici” (Zalone su tutti, come si sa): che i migliori film hanno osato o sperimentato molto (per temi, stili, generi, cast originali), e le sperimentazioni pagano meno dei successi sicuri; che questi film, quasi tutti molto belli, hanno faticato a incontrare il loro pubblico. E questa è la vera questione su cui si deve interrogare il mondo del cinema italiano: come far sì che il pubblico si accorga maggiormente quando ci sono – e ci sono – buoni o ottimi film italiani in circolazione? La scelta, anche coraggiosa, di lasciare la vetrina scintillante di Sky e tornare alla spesso criticata Rai ha intanto ridato “popolarità” (potenziale, ora vedremo gli ascolti che certo non saranno oceanici) a un momento di promozione come i David di Donatello, il premio dell’industria cinematografica nazionale. Che deve tornare a essere quello che era nei decenni passati, per aiutare tutto il nostro cinema. Buon lavoro al neo presidente Piera Detassis, dunque: ma per l’esordio, come si suol dire, “buona la prima”.
Antonio Autieri
Tutti i premiati ai David di Donatello 2018
ACCADEMIA DEL CINEMA ITALIANO – PREMI DAVID DI DONATELLO I VINCITORI DELLA 62ª EDIZIONE MIGLIOR FILM: Ammore e malavita – prodotto da Carlo MACCHITELLA e MANETTI Bros. con Rai Cinema |