In un paese sudamericano, un commissario di polizia deve trovare, prima che sia troppo tardi e tra enormi difficoltà, il misterioso rivoluzionario “Presidente Ezequiel”, autore di terribili massacri.,Danza di sangue è l'opera prima di John Malkovich nella veste di regista. È tratto da un romanzo che colpì tanto l'attore da farne acquistare i diritti e dirigerlo in prima persona. L'ambientazione non è molto originale: una fragile democrazia sudamericana governata da politici quantomeno ambigui e dilaniata dagli attentati rivoluzionari (probabilmente il Perù di Sendero Luminoso). In materia letteraria e cinematografica è un tema noto, tant'è vero che anche nel film si citano spezzoni de L'Amerikano di Costa-Gavras (1973). L'originalità è invece nella descrizione del protagonista: il figlio di un coltivatore di caffè la cui piantagione è stata espropriata dai militari che studia legge ma decide di servire la giustizia come capitano della polizia. Un uomo retto e umile, che con pochi mezzi cerca assassini spietati e allo stesso tempo non vuole piegarsi agli interessi privati dei superiori, che cerca di proteggere la propria famiglia, ma si invaghisce (con una timida tenerezza ben rappresentata) della maestra di danza della figlia. Una figura positiva, molto lontana dai soliti cliché per cui i rivoluzionari sono candidi sognatori e i funzionari dello stato tutti fascisti. Se le premesse sono buone, il film è però avvincente solo a tratti. Il duello psicologico tra il poliziotto e il misterioso rivoluzionario non è ben declinato e alcune scelte della trama sembrano poco coerenti, come se il regista non sapesse decidersi se sviluppare un tema piuttosto che un altro (finale compreso). Ma l'interpretazione di Bardèm nel ruolo del capitano è tutt'altro che banale.