Interamente registrato con una videocamera digitale su videocassetta, il film di Winterbottom ("Benvenuti a Sarajevo") vuole essere una cronaca di una quotidiana disperazione, che spinge verso i paesi occidentali migliaia di senza patria, che sopravvivono a stento nelle baraccopoli di paesi martoriati dalla guerra. Il viaggio dei due ragazzi, in balia di contrabbandieri senza scrupoli, è una lunga sequenza di posti di blocco, soldati, autobus stracolmi, auto scassate, nascondigli di fortuna in camion carichi di frutta e altre merci, fino alla drammatica traversata da Istambul a Trieste: quaranta ore in una scatola metallica nascosta in un tir di arance, senza poter uscire o respirare. Una esperienza che pochi sopravvissuti possono raccontare. Ma il regista non fa del sentimentalismo e il suo stile documentaristico, asciutto e distaccato, esalta la dignità dei protagonisti: ragazzi e adulti che aspirano solo a una vita normale, che almeno soddisfi i bisogni primari. Orso d'Oro al Festival di Berlino 2002.