“Non sempre la maschera può salvarti”, dice il cardinale a Massimo Bonfili, l’uomo che rantola nell’ambulanza aspirando ossigeno a più non posso. Bonfili è un onorevole della maggioranza; sua la responsabilità di stilare una proposta di legge sulla famiglia, ma al tempo stesso sua la scelta di tenersi la moglie, Pia, e l’amante, Martina, valletta con ambizioni recitative in tv. Per Martina, Bonfili si dà da fare: procura scritture, le arreda una bella casa con vista sul Colosseo, la fa scarrozzare dal suo autista personale, Mariano. Ma le voci corrono, e per evitare di dare scandalo e vedersi soffiare la proposta di legge, Bonfili costringe Mariano a spacciarsi per l’amico del cuore di Martina. Ma anche Mariano è sposato, ai paparazzi non la si fa, e la vicenda prende tutta un’altra piega. Alessandro D’Alatri conferma la sua scelta di osservatore molto particolare dell’Italia di oggi: dopo “Casomai” e le sue storie di fidanzamento e matrimonio, dopo “La febbre” sulle velleità lavorative, con “Commediasexi” sceglie di guardare a quel mondo condiviso tra lo spettacolo e la politica, dove si muovono deputati e portaborse, agenti e starlette in cerca di notorietà, faccendieri e profittatori. Per farlo usa il registro della commedia all’italiana, calando Paolo Bonolis nei panni di quello che sembra uno dei tanti personaggi interpretati da Alberto Sordi: ipocrita e piacione, pronto ad approfittare delle disgrazie altrui, moralista per convenienza, codardo nei momenti cruciali. Il risultato è una commedia piacevole, anche se a volte poco verosimile (e con una parte finale narrativamente più debole), gradevole nei toni – a parte certe figure ecclesiastiche un po’ caricaturali, ma mai irrispettose – soprattutto per l’azzeccata composizione del cast, a cominciare dai due protagonisti: bravo Bonolis (che a dir il vero sembra proprio se stesso) e ancor più bravo Rubini, nel ruolo di una persona normale, con tutti i problemi e i dubbi di chi deve pagare il mutuo, tirar su due figli, badare a una moglie ipocondriaca e al tempo stesso soddisfare le pretese del padrone; per lui – alla resa dei conti, dopo il rischio di una sbandata dopo l’incursione involontaria del colorato ambiente mondano – la cosa che conta di più è la famiglia e la donna che ama. Perché se è vero, come qualcuno ha sottolineato, che la famiglia del politico (cattolico solo a parole, e incapace di rispondere esattamente quando si comunica in Chiesa) si sfascia, quella dell’uomo del popolo si riunisce. Ma tutto il cast è di alto livello: ottime le due mogli (Stefania Rocca e Margherita Buy) e non male anche l’ “amante” Elena Santarelli, che evidentemente merita qualcosa di più dei calendari, ma soprattutto brillanti tutti i comprimari. Da Placido nel ruolo del sensuale chef, a Rocco Papaleo, perfetto nel ruolo dell’agente nevrotico, da Paola Cruciali suora che sa dire la parola giusta al momento giusto sul perdono coniugale a Massimo Wertmuller, il laidissimo onorevole Nappi che pensa (solo) al sesso fin dalla colazione alla buvette di Montecitorio.,Beppe Musicco,