Come mai, nonostante la presentazione in ben due festival americani (al Sundance nel gennaio 2009 e a Palm Spring un anno dopo) e al Festival di Cannes del 2009, Colpo di fulmine esce negli Stati Uniti a maggio del 2010, ben dopo che nel resto del mondo? Una titubanza facilmente spiegabile, nonostante la presenza di un attore “mainstream” come Jim Carrey (e che in Italia ha costretto a dare al film due titoli, entrambi mutuati da altri film). L’attore americano interpreta Jim Russell, poliziotto, sposato con una figlia, brava persona (suona anche l’organo in chiesa). Dopo un incidente stradale, Steven “scopre” la propria omosessualità, pianta la moglie e si trasferisce a Miami con il suo innamorato. Ben presto però si accorge che il tenore di vita dispendioso che ha scelto richiede molti più soldi di quanto ne guadagni col suo normale lavoro, per cui comincia una carriera di truffatore, che lo porterà dentro e fuori le prigioni. E proprio in galera conosce e si innamora di Philip Morris (Ewan McGregor), per stare col quale si inventerà truffe ancora più macroscopiche e tenterà più volte, inutilmente, l’evasione (il vero Jim Russell è infatti ancora in galera). Il film vorrebbe essere una commedia sentimentale, che si appoggia all’istrionismo di Jim Carrey e al suo rapporto sentimentale scenico con Ewan McGregor, ma (nonostante attinga a piene mani da altri film – si pensi solo a Prova a prendermi o I segreti di Brokeback Mountain) si barcamena malamente tra la farsa e il pathos. Il primo a esserne danneggiato è Jim Carrey, cui questo ondeggiare impedisce di esprimersi al meglio come attore comico o drammatico, dando spazio a un pastrocchio che non accontenta nessuno. Dopo la prima mezzora anche le gag da commedia “slapstick” (i continui andirivieni dentro e fuori la prigione, i travestimenti, le truffe) iniziano a perdere colpi, né per questo cresce la credibilità della storia sentimentale tra i due uomini, che l’atteggiamento di Carrey rende sempre al limite del ridicolo. Diretto da Glen Ficarra e John Requa, già sceneggiatori di film dimenticabili come Babbo bastardo e Che botte se incontri gli orsi, il film non disdegna anche una serie di inutili volgarità che vorrebbero essere spiritose, come quando, per spiegare l’origine dell’omosessualità del protagonista, lo si mostra come un bambino che guardando le nuvole vede solo peni in erezione.,Beppe Musicco