In un liceo scientifico di Roma una commissione deve esaminare il caso del professor Marco Andreoli (Andrea Pisani) che mesi prima, in pieno anno scolastico, aveva lasciato senza una spiegazione, la sezione H che stava preparando la maturità. Davanti alla commissione, in cui spiccano le figure del preside Frigotto (Alessandro Preziosi) e del commissario Luciani (Antonio Catania), si presentano tre ex alunni, Ricky (Enrico Oetiker), Stella (Greta Menchi) e Viola (Alice Pagani) che vogliono difendere Andreoli, raccontando come in effetti siano andate le cose. Si viene a scoprire, infatti, che la sezione H era stata creata apposta per raggruppare tutti gli studenti più problematici e poco motivati. Ma con quale scopo? Dare loro un’occasione, l’ultima, per mettersi definitivamente a studiare oppure per emarginarli definitivamente?

Guido Chiesa, regista di film molto diversi tra loro quali, per citarne alcuni, Il partigiano Johnny (2000), Io sono con te (2010) e Belli di papà (2015), con Classe Z affronta il tema della scuola in chiave da commedia. E lo fa puntando su un gruppo di giovani attori che si sono già messi in mostra, ad esempio Andrea Pisani (I babysitterBelli di papà e Fuga di cervelli) e Enrico Oetiker (Se Dio vuole), affiancati ad altri alle prime esperienze come Greta Menchi e Alice Pagani (che vedremo ne Il permesso di Claudio Amendola). Ne viene fuori un film che si lascia vedere, gradevole, ma che scorre troppo velocemente e che risulta un po’ troppo superficiale (siamo molto lontani da un film come La scuola di Daniele Luchetti). I personaggi, soprattutto i ragazzi, sono molto stereotipati. Si va da chi scherza sempre e non prende niente sul serio a chi è in guerra con il mondo, da chi si auto emargina a chi pensa solo al proprio look,  da chi è in polemica con il padre a chi pensa solo a conquistare la compagna di classe più carina. C’è da chiedersi: ma come hanno fatto ad arrivare alla maturità? In mezzo a loro c’è il professor Andreoli che ha come modello L’attimo fuggente ma che i ragazzi, però, prendono in giro in continuazione. Nel momento in cui se ne andrà, però, capiranno la sua importanza e andranno a cercarlo perché li aiuti a preparare l’esame di fine anno.

Ecco, il film ruota attorno al riscatto di questi studenti contro tutto e tutti. A loro Andreoli dice la frase più significativa di tutto il film per scuoterli: «Voi siete ultimi e siete contenti di esserlo». Gli replicano i ragazzi: «Non abbiamo bisogno di un capitano ma di qualcuno che ci guardi in faccia». Ed è proprio quello che il professore farà, unico tra tutti, salvandoli.Infine, bravo come sempre Antonio Catania, la cui presenza alza sempre il livello delle scene in cui è coinvolto.

Stefano Radice