Quelli di Tupac Shakur e Notorious B.I.G., notissimi rapper in competizione anche dura tra loro e con tanti nemici, furono due delitti clamorosi oltre vent’anni fa, nel 1996 e ’97, in una Los Angeles molto violenta e dove la scena musicale afroamericana era popolata da personaggi a dir poco ambigui (come il capo dell’etichetta Death row). Se aggiungiamo la questione nera resa incandescente dalle violenze di una polizia razzista e molto corrotta, la violenza la faceva da padrone. È quello che emerge, un po’ a sprazzi da questo City of Lies, film discontinuo diretto dall’onesto Brad Furman ma che quanto meno può essere utile a chi conosce poco i fatti.
L’azione parte ai giorni nostri, o meglio pochi anni fa, quando l’ex detective Russell Poole viene avvicinato dal giornalista Jack Jackson: entrambi tormentati, se non ossessionati da questi due casi su cui, in modi diversi, indagarono parecchio. Dopo le prime, dure rimostranze Poole inizia a fidarsi di Jackson e gli racconta quello che sa di un caso per lui decisivo, perché segnò la fine del lavoro in divisa: racconti intervallati da corposi flashback che ricostruiscono i fatti, o le ipotesi di Poole. E così vediamo una serie di personaggi, violenze, intrighi: tutto porta a lasciare irrisolti i casi. E a scoperchiare i segreti di una polizia che lo osteggiò, fino a farlo dimettere.
I fatti, già intricati, vengono esposti in maniera un po’ confusa (almeno per chi non è già un po’ informato sul tema), e quindi c’è il forte rischio di rimanere disorientati. Anche se è indubbio che l’uscita di City of Lies abbia avuto almeno il merito di ricordare il lavoro di Russell Poole (scomparso nel 2015), magari un po’ avventato con le sue ipotesi di complotti, coperture e piste segrete ma al tempo stesso onesto e in buona fede in mezzo a tante serpi. Poole in effetti continuò anche fuori dalla polizia a indagare, fino alla sua morte. Anche per rispettare una promessa fatta alla madre di Christopher Wallace alias Notorious B.I.G. A reggere il gioco è il duetto tra Johnny Depp e Forest Whitaker, la cui recitazione dimessa non si capisce se sia frutto di scarsa convinzione o di una precisa scelta artistica. Poole, in effetti, è un personaggi interessante nella sua cocciutaggine; e pur se il film è poca cosa, alla fine una certa efficacia storica e di denuncia è indiscutibile. Servirà a far venire a galla definitivamente la verità? Ce lo auguriamo.
Luigi De Giorgio