Martino Piccione è un rocker di quelli veri: bravo con la chitarra elettrica ed acustica, suona con vera passione, tanto da essere sul palco praticamente con tutte le star della musica italiana nei loro concerti dal vivo. Eppure non è diventato famoso, e i tentativi di uscire con un disco tutto suo sono un costante insuccesso. Dopo l’ultimo tour con Jovanotti torna nella natia Ginosa, in Puglia, dove tutti in fondo sono convinti che Martino stia sempre in giro a divertirsi e che debba ancora iniziare a lavorare veramente. L’unico che sembra capirlo è il suo vecchio amico Peppino Quaglia, che si arrabatta portando gli scarsi turisti col suo Ape in giro per le Murge. Frustrato per la situazione (la ragazza lo ha pure mollato), Martino ha l’idea, grazie all’aiuto di Peppino, di darsi per scomparso, per veder se alla fine qualcuno si ricorderà di lui.
Sceneggiato dallo stesso Beppe Fiorello, che ne è anche il protagonista, Chi m’ha visto? è una commedia gradevole, che grava però in massima parte sulle capaci spalle di Pierfrancesco Favino. Forte della sua naturalezza nell’interpretare qualsiasi inflessione dialettale, Favino costruisce un Peppino Quaglia che starebbe benissimo in una commedia degli anni 50, a fianco di Totò o Alberto Sordi; smargiasso, generoso, impiccione, il personaggio di Favino è l’ideale contraltare del Martino di Fiorello, ritroso, esitante, perennemente amareggiato. Il problema è che, tanto Favino è cinematografico, carnale e riempie lo schermo della sua interpretazione, tanto Fiorello è televisivo, didascalico, sempre bisognoso di spiegare e precisare, evidenziando uno squilibrio che non aiuta il ritmo del film. Anche Sabrina Impacciatore, nei panni della conduttrice di una trasmissione alla “Chi l’ha visto?” è brava, ma potrebbe dare molto di più al film, se non fosse abbandonata a una serie di improvvisazioni. In conclusione, Chi m’ha visto? è un film divertente, con alcune situazioni azzeccate, ma che come il protagonista non riesce a finire sotto le luci dei riflettori a mostrare il suo talento. E quindi condannato, suo malgrado, a restare nella penombra.
Beppe Musicco