All’inizio del ‘900, a Parigi, il giovane figlio della ex cortigiana madame Peloux vive annoiato le sue giornate viziose, tra droga, alcool e belle donne, nel disprezzo della madre stessa. Per risvegliarlo dalla sua debosciata apatia, la donna chiede alla rivale Léa (la sempre bellissima Michelel Pfeiffer) di parlargli, e magari fare altro… Ma Léa fa un errore gravissimo: dopo una vita passata cambiando uomini (potenti e ricchi) a ripetizione, si innamora, ricambiata, del giovane che chiama semplicemente Chéri, con cui vive in giro per il mondo per sei anni. Finché la madre gli organizza un matrimonio di interesse con una giovane ingenua e noiosa…,Da due romanzi (Chéri e La fine di Chéri), un film vecchio stile che sembra riemergere dagli anni 80, senza molto interesse per lo spettatore di oggi. L’intento era di raccontare non solo una storia d’amopre impossibile tra una donna matura e un giovane (già dissoluto, per altro), ma anche il senso di sconfitta per il tempo che passa. La donna capisce che deve lasciare andare il suo “protegè” ma alla fine ha uno scatto di possesso che le farà ancora più male dell’abbandono. Peccato che, se Michelle Pfeiffer è credibile nel ruolo della prostituta d’alto bordo e ancor più Kathy Bates come vecchia ex maitresse arricchita e adorabilmente perfida, il giovane Rupert Friend sia poco dotato di carisma per il ruolo del giovane che fa cadere innamorata una matura e bellissima donna. Soprattutto, il film manca di mordente e presenta una storia che sulla pagina scritta poteva risultare di interesse ma che sullo schermo annoia e fa chiedere a chi può interessare oggi una storia simile. Oltre tutto appesantita da una fastidiosa voce fuori campo (che chiude il finale tragico in modo alquanto ridicolo). Da un regista intelligente e abile come Stephen Frears sia nel rendere vivo un film in costume (si pensi al sulfureo Le relazioni pericolose o al “gotico” Mary Reilly) che a “lavorare” sulla contemporaneità (tra i tanti ottimi film ricordiamo Eroe per caso, Due sulla strada, Alta fedeltà, Piccoli affari sporchi, The Queen) era lecito aspettarsi di meglio. ,Antonio Autieri